Una grande opportunità post Covid: l’Infermiere di Famiglia e Comunità

The excellent professionalism of nurses during Covid-19 emergency

Dopo mesi intensi e concitati per la professione infermieristica e i colleghi delle altre professioni sanitarie, è questo il momento ideale per fare un bilancio e prepararsi nel migliore dei modi ad affrontare i prossimi mesi.
Una prima valutazione è sotto gli occhi di tutti ed è indiscutibile: la pandemia in corso ha rappresentato per la professione infermieristica non solo una grande sfida, ma anche e soprattutto una grande opportunità. Abbiamo parlato nello scorso editoriale del riconosciuto ruolo professionale, di un nuovo modo di guardare alla professione infermieristica non più come ancillare ma, al contrario, autonoma e responsabile, oltre che indispensabile. Ora il passo successivo riguarda il ruolo degli infermieri nel nuovo modello organizzativo.
Lo spostamento dell’ago della bilancia dall’ospedale al territorio è imprescindibile, ancor più se si considera la possibile recrudescenza della pandemia nel corso del prossimo inverno, così come paventato da alcuni esperti. Per questo la figura dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, peraltro esistente sulla carta da più di un decennio e già contemplata in un disegno di legge del 2019, sta prendendo una fisionomia concreta con nuovi compiti, inseriti dal Governo nella decretazione d’urgenza, proprio nell’art. 1 del provvedimento intitolato “Disposizioni urgenti in materia di assistenza territoriale”.
Giudicata necessaria da Fnopi e dai cittadini, determinante durante l’emergenza da Coronavirus, la figura dell’Infermiere di Famiglia e Comunità rappresenta un punto di riferimento essenziale per il cittadino, e ha trovato uno spazio importante nel Decreto Rilancio, con cifre eloquenti: 8 infermieri ogni 50mila abitanti, 332.640.000 euro per il loro reclutamento, oltre 9.000 assunzioni nella sanità territoriale entro il 2021 – per l’anno in corso si ricorrerà a contratti di lavoro autonomo, anche con collaborazione coordinata e continuativa. Una vera e propria svolta.
Svolta che a questo punto richiede un supporto anche a livello formativo. Sappiamo che il Master in Infermieri di Famiglia e Comunità è il requisito preferenziale per ricoprire questo ruolo, seguito dai master di 1° livello in ambito di cure territoriali, continuità assistenziale, cure primarie, case management e ambiti clinici specialistici; ma sappiamo anche che la disponibilità di tali percorsi è limitata se non, in alcuni contesti, del tutto assente. Dove si forma, quindi, il nuovo Infermiere di Famiglia e Comunità? Dove può consolidare le proprie competenze questa figura altamente qualificata che, insieme alle altre figure professionali, va a costituire la rete integrata territoriale, prendendo in carico in modo autonomo la famiglia, la collettività e il singolo? Se il futuro della professione è a livello territoriale, anche i centri formativi devono offrire risposte, considerando tutti i possibili sviluppi. Una sfida nella sfida, perché sono richieste anche modalità di assistenza innovative come la telemedicina, la teleassistenza, il telenursing.
L’Infermiere di Famiglia fa da collante fra ospedale e territorio, rispondendo ai bisogni della comunità che assiste, con una particolare attenzione verso i soggetti fragili, le cronicità, le disabilità e il disagio sociale. Assieme agli altri professionisti, coglie le risorse, le potenzialità del paziente, della famiglia, della comunità e dei servizi istituzionali sanitari e sociali, ponendo al centro la persona e mettendo in rete tutte le risorse, gli strumenti e le strategie disponibili. Alla luce di queste considerazioni, il pensiero non può che andare alle scuole, anello critico nella questione Covid-19. Sono più di 9mila i plessi scolastici italiani che potrebbero avvalersi di un infermiere in grado di verificare l’applicazione delle misure anti-Covid, allertare il medico in caso di necessità e assistere alunni e docenti anche per le altre esigenze sanitarie. Inutile ribadire che tale ruolo risponderebbe pienamente al profilo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, con accesso alle scuole in azione diretta e non solo su chiamata. In sostanza, che l’Infermiere di Famiglia e Comunità sia ora più che mai una figura imprescindibile è assodato. Resta aperta la questione di come il Servizio Sanitario Nazionale saprà rispondere e adattarsi a un così radicale cambiamento.
La professione infermieristica è pronta, facciamo che lo sia tutto il sistema.

P.S.: Anche alla luce di queste riflessioni, ricordo personalmente a tutti i nostri iscritti di attivare la propria casella di posta elettronica certificata per le comunicazioni istituzionali concernenti l’attività professionale. La pec è uno strumento indispensabile per ogni professionista. L’Opi di Milano, Lodi, Monza e Brianza mette a disposizione dei propri iscritti la pec gratuita. Accedere è semplicissimo, fatelo subito.

Pasqualino D’Aloia

Pasqualino D’Aloia

Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Milano, Lodi, Monza e Brianza
President of OPI in Milan, Lodi, Monza and Brianza