Il territorio come luogo per un’assistenza di prossimità… ma con la formazione giusta

Primary care as a place for community-based care… But with the right education

 

Parafrasando un modo di dire che trae le sue origini nel campo della moda, si potrebbe affermare che, in campo assistenziale, il territorio “is the new black“. Ma in questo senso siamo ben oltre ciò che comunemente intendiamo per “popolare”: il territorio è un vero e proprio serbatoio di ricchezza, di legami e risorse da accogliere e valorizzare. In altri termini, la prossimità è il progetto da realizzare e la comunità è la misura d’insieme. Ma per la professione infermieristica, il passaggio dall’ospedale al territorio non è ancora scontato, in primis per ciò che riguarda la formazione.
Il territorio infatti rappresenta un ambito assistenziale sfidante per svariate motivazioni tra cui l’aumento della cronicità e i cambiamenti sociodemografici legati all’invecchiamento della popolazione. I progressi legati alla medicina e alla tecnologia hanno sicuramente incrementato la longevità della popolazione, pertanto l’assistenza infermieristica si rivolge sempre più ad una popolazione anziana in aumento affetta spesso da almeno una o più patologie croniche.
In tal senso, il ruolo esercitato dagli infermieri di famiglia e comunità andrebbe valorizzato in quanto determina un grande impatto reale sulla vita dei cittadini. Essi infatti, conoscendo e attivando la rete locale, possono fare la differenza presso la comunità e contribuire a migliorare i risultati complessivi della sanità pubblica. Inoltre hanno un ruolo fondamentale nello svolgere attività di prevenzione e promozione di comportamenti e stili di vita sani.

La formazione di base ha quindi il compito ma anche la grande opportunità di far percepire tutta la complessità ma anche il fascino dell’ambito territoriale, ad esempio attraverso i tirocini.
Lavorare in un contesto ad alta integrazione multiprofessionale e con grande autonomia professionale richiede anche lo sviluppo di competenze comunicative e relazionali, pertanto potrebbe essere interessante pianificare percorsi di tirocinio congiunto per studenti di infermieristica e studenti di altre professioni sanitarie presenti nelle cure primarie, come medici, assistenti sociali, fisioterapisti, ecc. Queste esperienze di apprendimento interprofessionale potrebbero permettere agli studenti di lavorare insieme in contesti reali, acquisendo competenze collaborative e comprensione reciproca dei ruoli professionali. Tali competenze potrebbero altresì essere sviluppate, in alternativa o in maniera complementare al tirocinio, attraverso laboratori o workshop multidisciplinari dove gli studenti di infermieristica e di altre discipline possono lavorare insieme alla risoluzione di casi clinici complessi e realistici. Anche le simulazioni cliniche interprofessionali possono essere un valido metodo in tal senso, poiché permettono di acquisire, in ambiente sicuro e controllato, anche competenze di leadership e decisionali, favorendo l’apprendimento collaborativo e riflessivo.

Attraverso tutte queste esperienze così pratiche e immersive, gli studenti possono trarre ispirazione per la loro carriera futura, avendo una visione più definita di quanto avviene al di fuori delle strutture ospedaliere e portando con sé una preparazione che consentirà loro di poter esercitare la professione infermieristica in un ambito che in questo momento storico risulta così cruciale e di valore per la popolazione. L’offerta didattica non ha, quindi, come unico risvolto quello del formare, ma anche quello di ispirare. Ispirare dei giovani talenti a mettersi in gioco, e a costruire e voler contribuire alla società, non solo alla sanità, con professionalità e impegno. Siamo pronti per accogliere questa possibilità?

Daiana Campani

Direttore Editoriale IJN
Commissione d’Albo Infermieri
Editor-in-Chief
daiana.campani@opimilomb.it