Nella regione più cara d’Italia mancano quasi 5mila infermieri. Vogliamo risolvere?

In Italy’s most expensive region, there is a shortage of nearly 5,000 nurses. Do we want to solve?

 

I numeri della carenza infermieristica sono inquietanti, ormai lo sappiamo tutti e lo viviamo anche sulla nostra pelle ogni giorno, in ogni realtà. E il fatto che si stia ricorrendo al reclutamento di infermieri dall’estero ci dice con chiarezza che non è possibile immaginare un futuro stanti le condizioni attuali.

Regione Lombardia vuole fare arrivare negli ospedali e nelle aziende sanitarie nostrane circa 500 professionisti dall’Argentina e dal Paraguay, cercando di iniziare a colmare una lacuna che sembra infinita.

Ma più che sui sintomi, bisognerebbe lavorare sulla malattia. Perché mancano così tanti infermieri?

La carenza infermieristica è stata per anni sottovalutata e non sono stati attuati per tempo i dovuti correttivi. Già questo segna il passo. Inoltre, pur sapendo che le considerazioni economiche sono appannaggio dei sindacati, non posso non segnalare che gli stipendi rimangono pesantemente sottodimensionati, in particolare se ci si riferisce a una regione costosa come la Lombardia. A Milano il lavoro non manca, ma gli affitti sono tra i più cari d’Europa e lo stipendio medio di un infermiere è di circa 1.500 euro netti. Non stupisce se pochi, anzi pochissimi decidono di intraprendere questa professione, soprattutto in Lombardia, dove la carenza si sta spingendo verso limiti insostenibili.

Come se non bastasse, alcune città – cito Varese, Lecco, Como e Sondrio – sono, per la loro naturale prossimità con il confine svizzero, letteralmente saccheggiate: pensate che ogni anno circa 4.000 infermieri lombardi si sono licenziati dal Servizio Sanitario Nazionale per diventare frontalieri.

Che fare? Continuare ad attingere da altri Paesi, facendo finta che questo non sottenda questioni etiche e travestendolo da soluzione?

Ci sono strade diverse che possono essere percorse e l’OPI di Milano continua a rimarcarle senza tregua. È possibile rendere la professione più attrattiva andando a intervenire sulle falle del sistema sanitario. Primo fra tutti gli interventi, è il caso di considerare percorsi di carriera più appetibili nelle organizzazioni e andare a rivedere, con gli opportuni correttivi, il nostro modello organizzativo che risale al Novecento. Solo per fare qualche esempio, perché la lista sarebbe lunghissima, oggi gli infermieri fanno medicazioni complesse, gestiscono stomie e PICC, ma dal punto di vista della rendicontazione è come se di queste attività se ne occupassero i medici. È ovvio che così non si può continuare.

Oltre alla rivisitazione del sistema sanitario, un’altra strada riguarda il welfare. Mi riferisco a quello regionale, non solo aziendale. Accennavo al fatto che la Lombardia è tra le regioni più care d’Europa. Si sta ragionando sulla questione dei frontalieri, ma anche Milano ha le sue criticità legate ai costi di residenza. Perché non offrire il trasporto pubblico a prezzi ridotti se non addirittura gratuiti? Perché non pensare a un accesso agevolato agli asili nido, considerato che la nostra è una professione prevalentemente femminile?

Gli infermieri tengono letteralmente in piedi il Servizio Sanitario Nazionale, ne sono la spina dorsale. Stiamo lavorando per le specializzazioni a livello universitario, siamo in dialogo con Regione, ma qui occorrono due livelli di intervento: uno, nell’immediato, che dia subito una spinta propulsiva verso la professione, e uno più a lungo termine e programmato, che vada a sanare la criticità della carenza in modo definitivo.

Un by-pass e una successiva terapia, per fare un esempio del nostro mondo. Qui, invece, stiamo aspettando i donatori. È una strada che si può percorrere, certo, ma non è detto che funzioni.

Il problema c’è, le idee non mancano e le carte sono tutte sul tavolo. Ora occorre giocare in modo sensato e vincente.
Buon lavoro,

Pasqualino D’Aloia

Pasqualino D’Aloia

Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Milano, Lodi, Monza e Brianza
President of OPI in Milan, Lodi, Monza and Brianza