Le emozioni e relative strategie di contenimento degli studenti di infermieristica nel contesto pandemico: una revisione della letteratura

The emotions and related containment strategies of nursing students in the pandemic context: a review of the literature

 

RIASSUNTO

Introduzione. L’attuale secolo si compone di diverse emergenze sanitarie che partendo da focolai isolati si sono poi diffuse, sfociando in episodi epidemici come nel caso della SARS, MERS ed EBOLA oppure pandemici come nel caso del virus influenzale A/H1N1 o dell’attuale SARS-CoV-2. Di queste emergenze è stato dimostrato il forte impatto psicologico ed emotivo non solo sui cittadini ma anche sugli operatori sanitari. Scopo. Individuare quali siano le emozioni maggiormente manifestate dagli studenti infermieri tirocinanti durante le emergenze di sanità pubblica del XXI secolo e identificarne le strategie di contenimento e gestione. Metodi e materiali. La revisione della letteratura è stata condotta utilizzando le principali Banche Dati biomediche: PubMed e Cinahl. Sono stati inclusi studi primari, in lingua inglese e pubblicati nell’arco temporale 2003-2020. Risultati. Dei 103 studi sottoposti a screening, 13 sono stati ritenuti idonei per la stesura dell’elaborato. Di questi, 3 sviluppati attraverso metodo qualitativo e 10 quantitativo. La disamina qualitativa e quantitativa degli studi ha dato origine a diverse aree tematiche riconducibili alle diverse emozioni percepite dai futuri professionisti e ai diversi strumenti di contenimento e gestione implementati dagli autori ed a elementi “chiave” presenti nella maggior parte delle pubblicazioni. Conclusioni. Diverse sono le emozioni riportate dagli studenti infermieri durante le emergenze di sanità pubblica del XXI secolo. L’ansia e la paura aumentano in maniera proporzionale ai livelli di stress. Le emozioni negative vengono incrementate dalla mancanza di dispositivi di protezione individuale, da conoscenze inadeguate, da fattori culturali legali alla famiglia e alla società. L’insegnamento svolge un ruolo cruciale perché consente di aumentare le conoscenze; il coping e la rielaborazione scritta dei vissuti attraverso un diario riflessivo aiutano il futuro professionista a gestire l’impatto emotivo, mentre sessioni di apprendimento pratico facilitano l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé.

 

ABSTRACT

Introduction. The current century is made up of various health emergencies that, starting from isolated outbreaks, then spread, leading to epidemic episodes such as in the case of SARS, MERS and EBOLA or pandemic as in the case of the influenza A / H1N1 virus or the current SARS-CoV-2. The strong psychological and emotional impact of these emergencies has been demonstrated not only on citizens but also on health professionals. Purpose. To identify the emotions most manifested by trainee nursing students during public health emergencies of the 21st century and to identify their containment and management strategies. Methods and materials. The literature review was conducted using the main biomedical databases: PubMed and Cinahl. Primary studies were included, in English and published over the period 2003-2020. Results. Of the 103 studies screened, 13 were deemed suitable for the drafting of the report. Of these, 3 developed through a qualitative and 10 quantitative method. The qualitative and quantitative examination of the studies gave rise to various thematic areas attributable to the different emotions perceived by future professionals and to the various containment and management tools implemented by the authors and to “key” elements present in most publications. Conclusions. Different emotions are reported by nursing students during the public health emergencies of the 21st century. Anxiety and fear increase proportionally to the levels of stress. Negative emotions are increased by the lack of personal protective equipment, by inadequate knowledge, by cultural factors legal to family and society. Teaching plays a crucial role because it allows you to increase knowledge; coping and written reworking of experiences through a reflective diary help the future professional to manage the emotional impact, while practical learning sessions facilitate the acquisition of greater self-awareness. Keywords. nursing students, emotions and strategies, epidemic, pandemic.

 

INTRODUZIONE

L’attuale secolo si compone di diverse emergenze sanitarie che partendo da focolai isolati si sono poi diffuse, sfociando in episodi pandemici come nel caso della SARS, MERS, EBOLA oppure pandemici come nel caso del virus influenzale A/H1N1 o dell’attuale SARS-CoV-2. Di queste emergenze è stato dimostrato il forte impatto psicologico ed emotivo non solo sui cittadini ma anche sugli operatori sanitari. Infatti, dall’avvento dell’attuale pandemia COVID19 per giungere ad epidemie meno recenti come quelle di MERS ed Ebola, l’isolamento e il distanziamento sociale, la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro pare abbiano da sempre generato confusione, tristezza, nervosismo, ansia, rabbia e disturbi del sonno. A quest’ultime di aggiunge lo stigma verso gli operatori sanitari ed in generale verso le persone considerate “potenzialmente pericolose”(1).
Impegnati in prima linea all’esordio della pandemia COVID19 non solo nel contesto ospedaliero ma anche territoriale, gli operatori sanitari sono stati e sono ancora oggi esposti al rischio infettivo legato alla carenza dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e al potenziale rischio di sovraccarico emotivo, connesso quest’ultimo alla necessità di seguire turni sempre più serrati ma anche alla precarietà legata alla carenza di materiale, personale e organizzazione(2). Anche il setting lavorativo in condizioni straordinarie come nelle emergenze sanitarie può indurre all’esposizione ripetuta del professionista ad eventi traumatici e stressanti che, a livello psicologico, generano una risposta negativa fatta di ansia, depressione ed insonnia(3). Tra gli operatori sanitari coinvolti vi sono gli infermieri, i quali, già a partire dal proprio percorso universitario sono esposti alla gestione delle proprie emozioni, in particolare quelle legate allo stress. Infatti, gli studenti di Infermieristica sono continuamente esposti a situazioni stressanti sia in ambito teorico che pratico a prescindere dal ritrovarsi in condizioni di emergenza sanitaria(4).
L’aspetto teorico risulta essere particolarmente provante a causa della frequentazione di corsi ritenuti impegnativi e dal sostenimento di esami di profitto. Non meno impattante sulla qualità della vita risulta essere l’aspetto “pratico” che, unitamente al prendersi cura dei pazienti, aggiunge la paura di commettere errori, di dover comunicare/interagire con l’equipe multidisciplinare presente in reparto e di dover far fronte alla carenza sia di nozioni teoriche sia di alcune abilità tecniche(5). La gestione dello stress diventa così cruciale per garantire il benessere psicologico degli studenti, soprattutto in particolari condizioni quali quelle di emergenza di sanità pubblica dove può verificarsi non solo un suo incremento, ma anche il verificarsi di ulteriori condizioni psicologiche negative che diventano per il discente, difficili da gestire(6).
Alla luce dell’attuale scenario pandemico, si è scelto di condurre una revisione della letteratura al fine di far emergere quali emozioni siano state provate dagli studenti di Infermieristica nel mondo durante le diverse emergenze di sanità pubblica che hanno coinvolto l’attuale secolo e, di conseguenza, quali strategie per il contenimento di queste siano state adottate da parte dei docenti universitari. Le emozioni comunemente rilevate nelle diverse epidemie e pandemie sono state ansia, paura, rabbia, tristezza ma, in alcuni casi, anche eccitamento, gioia e un forte senso di identificazione nella professione infermieristica. L’incremento delle attività di coping attraverso sessioni di apprendimento, l’utilizzo della scrittura riflessiva per favorire la rielaborazione delle emozioni vissute ed infine, l’organizzazione di interventi educativi atti alla riduzione delle lacune conoscitive presentate dagli studenti focalizzate all’ottimizzazione delle conoscenze in merito alla gestione dei DPI (dispositivi di protezione individuale) nonché al miglioramento delle conoscenze teoriche degli studenti risultano essere strategie efficaci per il contenimento delle emozioni manifestate dagli studenti di Infermieristica.

 

OBIETTIVO

Individuare le emozioni maggiormente manifestate dagli studenti infermieri tirocinanti durante le emergenze di sanità pubblica del XXI secolo e identificarne strategie di contenimento e gestione.

 

MATERIALI E METODI

La ricerca della letteratura è stata effettuata nel periodo tra luglio e settembre del 2020, attraverso l’interrogazione delle banche dati: PubMed e Cinahl con le seguenti parole chiave: “student nurse”, “nursing student”, “undergraduated student”, “trainee nurses”, “SARS”, “MERS”, “EBOLA”. La tabella 1 riporta le stringhe di ricerca utilizzate nelle banche dati ed i record estratti:

La selezione degli articoli è stata condotta attraverso l’applicazione del PRISMA flow-chart (figura 1). È stato impostato il limite temporale di 15 anni per garantire il reperimento di articoli inerenti all’epidemia di SARS, il limite legato alla lingua ed alla tipologia di disegni di studio.

Per la stesura della revisione, sono stati esclusi dal processo di selezione articoli con disegno di studio quali revisioni sistematiche della letteratura e revisioni della letteratura. Dei 103 studi sottoposti a screening, 13 sono stati ritenuti idonei per la stesura dell’elaborato. Si è quindi proceduto con la lettura integrale dei testi con analisi e sintesi in tavole sinottiche. L’eleggibilità è stata stabilita grazie all’utilizzo e all’applicazione del Critical Appraisal Skills Programme, in particolare attraverso la CASP Qualitative Checklist la quale ha consentito di stabilire in modo critico l’utilità e la validità dei reports pubblicati a disegno qualitativo rispetto all’argomento d’interesse. Gli studi quantitativi quasi-sperimentali invece, sono stati analizzati criticamente attraverso la JBI Critical Appraisal Check List for Quasi-Experimental Studies. I restanti articoli rappresentati da survey sono stati valutati dagli autori dello studio in relazione alla loro validità, affidabilità, applicabilità risultando appropriati alla stesura della stessa, nonostante il disegno di studio sia riconosciuto dalla comunità scientifica come non particolarmente appropriato alla esplorazione approfondita delle complessità delle contraddizioni, dei comportamenti umani e dei sentimenti.

 

 

RISULTATI

La disamina qualitativa e quantitativa degli studi ritenuti idonei alla stesura dello studio ha dato origine a diverse aree tematiche, di seguito rappresentate. Per ogni argomento emerso sono stati riportati sia i risultati in termini qualitativi, sia quantitativi.

 

ANSIA E PAURA

In uno studio condotto ad Anuhi (Cina) che considerava sia infermieri che studenti infermieri è emerso come l’ansia e la paura fossero meno presenti in quest’ultimi rispetto ai primi; t (799.33) = 3.05, p = 0.002, d Cohen = 0.220 per l’ansia, t(799.33) = 3.05, p < 0.0001, d Cohen = 0.326 per la paura. Inoltre, vi è stata anche una diversa distribuzione tra i due sessi, dove le donne percepivano più ansia (t (802) = -3,62, p < 0.0001, d Cohen = 0.08) e più paura (t (314.44) = 5.17, p < 0.0001, d Cohen = 0.427) rispetto agli uomini. Unitamente a queste due emozioni, sono emerse attraverso ulteriori associazioni tra variabili anche la tristezza e la rabbia, rispettivamente (t (799.33) 4.59, p <0.0001, d Cohen 0.565) per la prima, e (t (802) = 4.56, p < 0.0001, d Cohen = 0.322)(7). Tali aspetti son stati indagati nel medesimo periodo anche nello studio condotto da Savitsky B. e colleghi, i quali, considerando ad un campione di soli studenti infermieri hanno somministrato la scala GAD (disturbo d’ansia generalizzato) per valutarne i livelli d’ansia; è quindi emerso come il 42% delle unità campionarie manifestasse un livello di ansia moderato (GAD punteggio tra 7 e 10) e, in accordo con quanto emerso nello studio ad Anhui, vi fosse anche in questo caso una diversa distribuzione tra i due sessi dei livelli di ansia: negli uomini i livelli di ansia moderata erano presenti al 30,8% mentre nelle donne nel 44,7%.
Inoltre, l’ansia severa, data da un punteggio GAD > 15 era del tutto assente nei primi e presente nel 14,9% delle seconde. Gli autori di questo studio hanno pertanto concluso che gli uomini fossero meno ansiosi delle donne (m = 7.0, IQR =1.0 – 11.0 vs m = 9.0, IQR = 5.25 – 14.0)(8). Non solo durante l’attuale pandemia COVID-19 sono emerse emozioni quali paura e ansia, ma anche durante l’epidemia di Ebola: infatti, in un’università del Texas, attraverso l’assegnazione di un diario riflessivo agli studenti infermieri coinvolti nella frequentazione del tirocinio clinico durante tale periodo di emergenza sanitaria, sono emerse alcune affermazioni quali: “quando ti trovi di fronte alla tua mortalità inizi a dubitare delle tue apparenti solide fondamenta.”(9). La paura di morire è stata riportata anche dall’analisi delle risposte degli studenti infermieri di un’università Nigeriana, dove, l’88%1 dei partecipanti provava paura di perdere la vita e di ammalarsi di EVD(10). L’entusiasmo e l’interesse per la professione infermieristica son stati affievoliti dalla paura per la malattia per il 26,5% dei partecipanti allo studio(10); dato contrapposto ad alcune affermazioni riportate dagli studenti infermieri dell’università texana quali: “Avevo i brividi per l’eccitazione, voglio far parte della storia!” e ancora “la popolazione infermieristica dell’ospedale è stata forte e ha affrontato la crisi a testa alta, senza paura (…) mi sforzo ad essere coraggiosa come loro.”(9). La paura di infettarsi e di trasmettere la malattia è emersa sia nell’epidemia di Ebola e anche nella meno recente epidemia di SARS; Rispetto alla prima alcuni studenti hanno dichiarato “Non voglio ammalarmi e portarla a casa alla mia famiglia”(11) e l’utilizzo di un diario riflessivo nello studio condotto da Holroyd e colleghi (12) durante la seconda epidemia citata, ha permesso di far emergere affermazioni quali “la malattia era fuori controllo e si diffondeva troppo velocemente, la paura di trasmettere l’infezione alla mia famiglia e ai miei amici era la mia preoccupazione principale a quel tempo” ed ancora “Durante l’epidemia ero spaventata e confusa, nessuno poteva dire se le persone attorno a noi avessero o meno la SARS, questo mi terrorizzava”.

 

MANCANZA DI DPI E CONOSCENZE INADEGUATE

Gli studenti infermieri tirocinanti di un’università israeliana percepivano maggior ansia a causa della mancanza di DPI appropriati non solo durante l’attuale contesto pandemico COVID-19 (m = 11.0, IQR 8.0 – 13.5 vs m = 6.0, IRQ 2.5-10.0)(8) ma anche durante altre epidemie meno recenti quali Ebola e MERS: alcuni studenti hanno, infatti, dichiarato nella prima emergenza citata che “l’ospedale non ha DPI adatti o spazio dedicato all’isolamento”(11) e nella meno recente epidemia di MERS, attraverso un questionario, il 53% di 38 studenti infermieri ha dichiarato di essere preoccupato e di non voler prendere parte al tirocinio in assenza di DPI adeguati(13). Infine, la mancanza di DPI è stata riportata anche durante la SARS del 2003: infatti, dieci studenti infermieri intervistati nello studio di Heung YY e colleghi hanno dichiarato “metà del nostro gruppo non ha affrontato il tirocinio a causa della mancanza di dispositivi di protezione individuale nelle aree cliniche”(14) e il 96,1% degli studenti infermieri di uno studio condotto ad Hong Kong ha dichiarato di non voler partecipare ad un’intubazione di un paziente con SARS in assenza di DPI adeguati(15). La mancanza di conoscenze rispetto alle infezioni e alla gestione dei DPI ha indotto maggior ansia negli studenti infermieri sia nell’attuale pandemia da COVID-19(8) sia nelle altre emergenze di sanità pubblica. Durante l’epidemia di Ebola alcuni studenti hanno dichiarato “Non sono qualificato per gestire pazienti con EVD” come riportato da Chilton e colleghi(11). La carenza di conoscenze rispetto all’infezione da Ebola è emersa nello studio condotto da Ferranti e colleghi in particolare rispetto alle procedure diagnostiche nonché alla durata della protezione anticorpale(16). Nell’epidemia di MERS, le conoscenze rispetto a tale infezione sono risultate migliori negli studenti di medicina rispetto a quelli della facoltà di Infermieristica (m = 15,7, DS 3.7, p < 0.0001), e il 72% della totalità del campione ha comunque dichiarato l’importanza svolta dall’educazione per la prevenzione della diffusione del contagio(13). Conoscenze inadeguate rispetto alla gestione corretta dei DPI è emersa anche durante la SARS, infatti, nello studio di Kam e colleghi, il 30,4% ha dichiarato di dover utilizzare i DPI fino al loro danneggiamento, e il 6,9% di doverli invece condividere con il personale sanitario(15).

 

STRESS, DISAGIO E FRUSTRAZIONE

La lontananza dalla propria famiglia e amici sono state componenti rilevanti rispetto ai livelli di ansia e disagio percepiti dagli infermieri non solo durante l’attuale pandemia da SARS-CoV-2(7) ma anche nell’epidemia di SARS dove una studentessa ha dichiarato “Preferivo vivere nel quartiere degli infermieri e smettere di vedere la mia famiglia e amici, ero arrabbiata perché socialmente isolata”(12). Nel medesimo contesto epidemico, Wong e colleghi hanno valutato la percezione dello stress di 215 studenti universitari, a prescindere dalla facoltà frequentata attraverso la somministrazione della scala PSS (Perceived Stress Scale) con un punteggio medio di risposta del 18.4 (DS 4.6) per gli studenti di ambito sanitario(17) e, infine, attraverso l’uso del diario riflessivo, alcune studentesse infermiere durante la SARS hanno riportato affermazioni quali: “La SARS ha infettato 318 operatori sanitari (…) un’infermiera è deceduta. Questo causa paura nella popolazione, disordini sociali e alto stress tra gli operatori sanitari” ed ancora “Inadeguati corsi di formazione speciale e tempo di preparazione per lo staff coinvolto nella gestione dei casi di SARS ha creato molto stress psicologico.”(12).

 

ASSISTENZA E “SENSO DEL DOVERE

È emersa una diversa distribuzione tra i due sessi rispetto all’ammissione di un paziente con SARS nell’Unità Operativa di Terapia Intensiva di un ospedale di Hong Kong: infatti gli uomini si sono mostrati più favorevoli rispetto alle donne (p = 0.0005 vs p = 0.0001)(15). Inoltre il 63,6% ha dichiarato che i pazienti con SARS dovessero essere dimessi per favorire l’ammissione di pazienti con indicazioni cliniche mediche di altra natura o chirurgiche(15). Nell’epidemia di Ebola, 273 studenti (55,2% del campione) hanno mostrato riluttanza nell’assistere pazienti con EVD, rispetto a 222 studenti i quali si son dichiarati favorevoli ad intervenire “in prima linea”(18). Il senso del dovere è stato diversamente percepito tra gli studenti: nello studio condotto nell’università dell’Arkansas alcuni hanno dichiarato “il nostro lavoro di infermieri è quello di curare tutti anche se hanno l’Ebola” altri “Non credo che dovremmo essere obbligati a trattare pazienti che aumentano il nostro rischio di morire”(11).

 

FAMIGLIA E SOCIETÀ

Durante l’epidemia di SARS, alcuni studenti hanno dichiarato “Oltre alla SARS, dobbiamo convivere con il rischio di contrarre l’MRSA o l’epatite B. La mia famiglia mi ha consigliato di pensare a tutto questo” influenzando così la decisione di voler continuare il percorso di studi o altre attività quali volontariato e tirocinio(14). Dato emerso anche durante l’epidemia di Ebola dove, il 60,9% degli studenti di Infermieristica dell’università dell’Arkansas e del Texas ha dichiarato che la propria madre non permetteva loro di lavorare a contatto con pazienti EVD positivi e, il 58,6% ha ricevuto tale imposizione anche da parte del proprio padre. Anche i partner hanno inciso nelle decisioni degli studenti Infermieri, infatti, il 55,6% del campione ha dichiarato come il dover assistere pazienti con EVD comportasse al divorzio o ad una separazione(18). Anche la società ha svolto un ruolo cruciale nella decisione di concludere il percorso universitario di Infermieristica: il 65,6% degli studenti ha dichiarato di non voler curare pazienti con EVD per paura del rifiuto da parte della società(18). L’opinione pubblica ha inciso anche durante l’epidemia di SARS dove, da un lato alcuni infermieri hanno percepito un forte senso di giudizio e hanno subito atteggiamenti di rabbia da parte dei parenti degli assistiti rispetto alle misure preventive adottate nelle strutture ospedaliere(12) dall’altro, un senso di ammirazione è stato invece provato dagli studenti infermieri da parte della società per il loro lavoro(14).

 

IDENTITÀ PROFESSIONALE E CRESCITA PERSONALE

Particolarmente evidenti durante le epidemie di SARS ed Ebola sono stati l’identità professionale e la crescita personale, infatti, uno studente ha dichiarato: “Ripercorrendo questi tre anni di formazione infermieristica, la SARS è stata l’esperienza più impressionante, l’evento mi ha fatto capire cosa sia l’assistenza infermieristica” ed ancora “Se non vado io ad aiutare, chi deve andare?”(14). Durante l’epidemia di Ebola tali elementi son emersi in particolar modo da uno studente che ha dichiarato “ammiro gli infermieri presenti in reparto”(9). A queste si aggiunge anche un forte senso di crescita personale, rilevato durante l’epidemia di SARS(14).

 

STRATEGIE DI COPING, SCRITTURA RIFLESSIVA E FORMAZIONE

Esistono diverse strategie di coping le quali possono essere focalizzate direttamente sulle emozioni oppure sul problema: da uno studio condotto ad Anuhi (Cina) durante l’attuale pandemia COVID-19 è emerso come la paura e la rabbia abbiano indotto a scegliere strategie differenti; Gli infermieri che hanno manifestato paura hanno optato per un coping focalizzato sul problema, mentre gli studenti infermieri che hanno percepito un senso di rabbia hanno utilizzato un coping incentrato sulle emozioni (R2 = 0.119, R2 aggiustato = 0.013, β= 0.305, p < 0.0001 vs R2 = 0.022, R2 aggiustato 0.013, β =0.143, p < 0.017)(7). La resilienza, l’uso di alcool e farmaci e dello humor son stati correlati ai livelli di ansia rispetto al medesimo contesto pandemico da Savitsky e colleghi(8), i quali hanno concluso che negli studenti con una forte personalità la comparsa di ansia moderata e ansia severa fosse meno probabile (OR = 0.569, 95%, IC 0.413-0.783 e OR = 0.478, 95%, IC 0.295-0.775). L’uso dello humor è stato dimostrato come in grado di ridurre del doppio la comparsa di ansia severa (OR = 0.556, 95%, IC 0.358-0.865). Contrapposto a questi strumenti, l’utilizzo di alcool e farmaci son stati correlati a livelli di ansia moderata e severa (OR = 2.355, 95%, IC 1.634-3.394 e OR = 1.970, 95%, IC = 1.335 – 2.908). Lo stress, come studiato da Wong J e colleghi, può condurre ad una risposta positiva o negativa: nel primo caso, il 91% degli studenti di ambito sanitario ha risposto positivamente incrementando l’igiene delle proprie mani e volendo prestare assistenza alle persone affette da SARS, sebbene il 73% di questi ha comunque riferito un senso di paura per la propria salute(17). L’utilizzo della scrittura riflessiva ha permesso la rielaborazione libera da parte degli studenti delle proprie emozioni e pensieri provati durante le emergenze sanitarie, favorendo così la comprensione dei fattori che incidono direttamente su un loro sviluppo in particolar modo in caso di mancanza di DPI o conoscenze. Rispetto alla formazione, l’utilizzo della metodologia JiTT (Just In Time Teaching) è stata valutata prima, dopo la sua immediata implementazione e a distanza di 5 settimane dagli autori dello studio condotto alla Nell Hodgson Woodruff School of Nursing (NHWSN) in Georgia in merito alle conoscenze rispetto all’EVD. Essi hanno concluso che le conoscenze degli studenti nell’immediata conclusione dell’intervento educativo risultavano aumentate al 83,3% rispetto al 31,8% rilevato inizialmente e, a distanza di cinque settimane, erano del 81,4%(16). Un’altra sessione di apprendimento è stata utilizzata durante la medesima epidemia, caratterizzata dall’utilizzo all’inizio e alla fine dell’esercizio delle tre parole (Three Words Exercise): inizialmente gli studenti hanno definito l’epidemia di Ebola utilizzando termini quali “Contagio da epidemia mortale” o “paura pubblica di massa”, ma, al termine dell’intervento educativo costituito da diverse strategie educative, gli studenti hanno descritto l’Ebola con aggettivi quali “non così spaventoso”, “lavorare insieme aiuta”. L’83% del campione ha inoltre compilato un questionario post intervento, dal quale è emerso che tale strategia di formazione risultava efficace, piacevole e in grado di aumentare la motivazione degli studenti alla professione(19).

 

CONCLUSIONI

Nell’attuale contesto COVID-19 sono state maggiormente rilevate ansia, paura, tristezza e rabbia scatenate da diversi fattori quali la lontananza dalla propria famiglia, la paura di infettarsi e di diffondere il contagio, l’abitare in prossimità di zone maggiormente colpite dalla pandemia, diversamente distribuite tra infermieri e studenti, tra persone di genere maschile e femminile(7). Un senso di eccitamento è invece emerso da alcune frasi estrapolate dai diari riflessivi tenuti dagli studenti durante l’epidemia di Ebola, dove si è registrato anche un sentimento di gelosia da parte degli studenti infermieri che non erano stati destinati all’assistenza di persone infette da EVD(9). L’adozione di misure urgenti di contenimento del contagio da nuovo coronavirus ha indotto ulteriore distress negli studenti infermieri rispetto alla prosecuzione della carriera accademica (7) caratteristica altrettanto presente nella meno recente epidemia di SARS(12)(17). I diversi autori riportano come le emozioni di ansia e paura siano state amplificate dalla mancanza di dispositivi di protezione individuale (DPI), dalla percezione degli studenti infermieri di non possedere adeguate conoscenze rispetto la gestione di pazienti affetti da patologie infettive, dalla più recente epidemia di Ebola fino alla SARS(8)(11)(12)(13)(14)(15)(16). Questi due fattori, mancanza di DPI e inadeguate conoscenze, a loro volta hanno condotto i futuri professionisti a rivalutare la loro disponibilità nel frequentare il tirocinio clinico, sia durante l’epidemia di Ebola che di SARS(15)(18). Decisione altrettanto influenzata dalla famiglia e dalla società(12)(14)(18). Sebbene le emozioni negative emerse, è stato percepito un forte senso di identificazione verso la professione nonché di ammirazione da parte degli studenti verso gli infermieri direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenze sanitarie(9)(14). Diverse sono le strategie presentate dagli autori rispetto alla identificazione, contenimento e gestione delle emozioni negative ed ancora più difficile identificare il metodo didattico maggiormente utile. La scelta viene dettata dagli obiettivi specifici da raggiungere, i quali spesso richiedono una modifica ad hoc delle strategie o l’utilizzo di un mix di esse. La rabbia e la paura hanno indotto all’utilizzo di strategie di coping differenti, le quali hanno condotto ad una riduzione o ad un aumento di tali emozioni. Purtroppo, l’adattamento non ha avuto sempre esito positivo; a volte le abilità utilizzate nelle situazioni stressanti non sono state adatte, portando ad una amplificazione degli eventi stressanti stessi(5). Oltre alle emozioni, anche la differenza di genere ha portato ad una scelta di strategia di coping differente; le donne maggiormente convergono per un coping incentrato sulla risoluzione del problema, contrapposto a quello scelto dagli uomini maggiormente focalizzato sulle emozioni. Gli studenti infermieri a volte hanno sviluppato strategie inadatte di coping(7), mentre l’utilizzo di resilienza, autostima e humor, sono risultate efficaci per la gestione dei fattori stressanti e per la riduzione della probabilità di soffrire di ansia moderata e severa, il “disimpegno mentale” fondato sull’uso di alcool, farmaci ed alimentazione eccessiva è risultato essere un coping negativo pertanto connesso all’esacerbazione dei livelli di ansia. La rielaborazione delle emozioni provate durante particolari situazioni quali quelle illustrate attraverso la riflessione, si è dimostrata uno strumento particolarmente valido nel condurre il discente a spazi di auto-riflessione e auto-critica dai cui trarre benefici per la crescita sia personale che professionale(9)(12)(14). Inoltre, il suo utilizzo è altamente raccomandato a tutti gli operatori sanitari nel corso di calamità naturali ed emergenze sanitarie(9). La formazione si è dimostrata una modalità particolarmente utile non solo per aumentare le conoscenze teoriche degli universitari ma anche per il contenimento delle emozioni negative(16)(19). Gli autori concordano sulla necessità di sviluppare corsi di formazione, servizi di supporto, programmi di studio, seminari, conferenze per gli studenti infermieri al fine di ridurre l’impatto emotivo dato dalle emergenze di sanità pubblica e aumentare le conoscenze in merito a malattie infettive e all’utilizzo corretto dei DPI(13)(14)(17). Mantenendo il contatto tra docenti e studenti è possibile ridurre l’ansia e la paura come nell’attuale pandemia COVID-19(8). L’uso della tecnica riflessiva è riconosciuto come momento di apprendimento anche per gli stessi insegnanti. Infatti, gli studenti devono sentirsi tutelati dalla propria istituzione universitaria dal momento che non sono ancora dei professionisti ma si stanno accingendo ad esserlo. Gli insegnanti dovrebbero essere pronti a gestire situazioni inaspettate attuando interventi di sostegno agli studenti finalizzati a reagire in particolari situazioni, evitando così che questo legame di fiducia possa perdersi durante eventi critici. Utilizzando la tecnica del diario riflessivo, è possibile far emergere i temi più rilevati su cui intervenire ottenendo così una cooperazione tra studenti, corpo docenti e Università. Questa è la strada per lavorare in sinergia allo sviluppo di un piano d’azione da adottare in contesti critici e insoliti(9). In virtù dell’emergenza sanitaria ancora in atto e alla luce di quanto emerso dall’analisi degli articoli considerati, sarebbe auspicabile assistere allo sviluppo di altri studi condotti partendo dal presente, rispetto ai sentimenti percepiti dagli studenti di Infermieristica delle diverse sedi universitarie italiane e non solo, e quali tecniche di gestione delle emozioni siano state adottate durante il periodo del lockdown dal gruppo docenti per conoscere anche come essi abbiano vissuto quei momenti e quali sentimenti abbiano provato.

BIBLIOGRAFIA

  1. Talevi D, Socci V, Carai M, Carnaghi G, Faleri S, Trebbi E, et al. Mental health outcomes of the CoViD-19 pandemic. Riv. Psichiatr. 2020; 55(3): 137-144.
  2. COVID-19: stress management among healthcare workers [online]. (consultato: ottobre 2020). Disponibile da: https://www.epicentro.iss.it/en/coronavirus/sars-cov-2-stress-management-healthcare-workers
  3. Preti E, Mattei V Di, Perego G, Ferrari F, Mazzetti M, Taranto P, et al. The Psychological Impact of Epidemic and Pandemic Outbreaks on Healthcare Workers: Rapid Review of the Evidence. Curr Psychiatry Rep. 2020; 22(8): 1-22.
  4. Salinas-Harrison DL. Coping and Pre-Licensure Registered Nursing Students: An Integrative Literature Review. International Journal of Nursing Education Scholarship. 2018; 15(1): 1-14.
  5. Labrague LJ, McEnroe-Petitte DM, Papathanasiou I V, Edet OB, Tsaras K, Leocadio MC, et al. Stress and coping strategies among nursing students: an international study. J Ment Heal 2018; 27(5): 402–8.
  6. Main A, Zhou Q, MA Y, Luecken LJ, Xin L. Relations of SARS-related stressors and coping to Chinese college students’ psychological adjustment during the 2003 Beijing SARS epidemic. J Couns Psychol. 2011; 58(3): 410.
  7. Huang L, Lei W, Xu F, Liu H, Yu L. Emotional responses and coping strategies in nurses and nursing students during Covid-19 outbreak: A comparative study. PLoS One. 2020; 15(8): 1-12.
  8. Savitsky B, Findling Y, Ereli A, Hendel T. Anxiety and coping strategies among nursing students during the covid-19 pandemic. Nurse Educ Pract. 2020; 46(7): 1-7.
  9. Nelms Edwards C, Mintz-Binder R, Jones MM. When a clinical crisis strikes: Lessons learned from the reflective writings of nursing students. Nurs Forum. 2019; 54(3): 345–51.
  10. Etokidem AJ, Ago BU, Mgbekem M, Etim A, Usoroh E, Isika A. Ebola virus disease: Assessment of knowledge, attitude and practice of nursing students of a Nigerian University. Afr Health Sci. 2018; 18(1):55–65.
  11. Chilton JM, Mcneill C, Alfred D. Survey of nursing students’ self-reported knowledge of ebola virus disease, willingness to treat, and perceptions of their duty to treat. J Prof Nurs. 2016; 32(6): 487-93.
  12. Holroyd E, McNaught C. The SARS crisis: Reflections of Hong Kong nurses. Int Nurs Rev. 2008; 55(1): 27-33.
  13. Elrggal ME, Karami NA, Rafea B, Alahmadi L, Al Shehri A, Alamoudi R, et al. Evaluation of preparedness of healthcare student volunteers against Middle East respiratory syndrome coronavirus (MERS-CoV) in Makkah, Saudi Arabia: a cross-sectional study. J Public Heal. 2018; 26(6):607–12.
  14. Heung YYJ, Wong KYF, Kwong WYE, To SST, Wong HCD. Severe acute respiratory syndrome outbreak promotes a strong sense of professional identity among nursing students. Nurse Educ Today. 2005; 25(2):112–8.
  15. Kam JKM, Chan E, Lee A, Wei VWI, Kwok KO, Lui D, et al. Student nurses’ ethical views on responses to the severe acute respiratory syndrome outbreak. Nurs Ethics. 2020; 27(4):924–34.
  16. Ferranti EP, Wands LM, Yeager KA, Baker B, Higgins MK, Wold JL, et al. Implementation of an educational program for nursing students amidst the Ebola virus disease epidemic. Nurs Outlook. 2016; 64(6): 597–603.
  17. Wong JGWS, Cheung EPT, Cheung V, Cheung C, Chan MTY, Chua SE, et al. Psychological responses to the SARS outbreak in healthcare students in Hong Kong. Med Teach. 2004; 26(7):657–9.
  18. G.N. Osuafor. Nursing Students’ Perceptions and Attitudes regarding Ebola Patients in South Africa. Africa journal of nursing and midwifery. 2019; 21(2): 1–17.
  19. L.Paula McNiel MKE. Reality Check: Preparing Nursing Students to Respond to Ebola and Other Infectious Diseases. Innov Cent. 2017; 38(1):42–3.

Valentina Patassini

Infermiera, Pronto Soccorso, Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milano
RN, Emergency department, Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milan
valentina.patassini@multimedica.it

Paola Ripa

Direttore didattico, Corso di Laurea in Infermieristica, sezione Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milano
Director, Nursing Undergraduate Course, University of Milan, section of Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milan
paola.ripa@unimi.it

Rita Biscotti

Tutor, Corso di Laurea in Infermieristica e docente MED/45, Università degli Studi di Milano, sezione Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milano
RN, MSN, Nursing Degree Course, University of Milan, sect. Ospedale San Giuseppe-Gruppo Multimedica, Milan
rita.biscotti@unimi.it

Elisa Rimoldi

Tutor, Corso di Laurea in Infermieristica e docente MED/45, Università degli Studi di Milano, sezione Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milano
RN, MSN, Nursing Degree Course, University of Milan, sect. Ospedale San Giuseppe Gruppo Multimedica, Milan
elisa.rimoldi@unimi.it