L’appeal della professione infermieristica è nella sua natura, nelle sue potenzialità e nella grande comunità di cui siamo parte

The appeal of the nursing profession lies in its nature, its potential, and in the large community of which we are a part

 

Se chiedessi quali sono i dieci motivi per cui la professione infermieristica non attrae le nuove generazioni, le risposte arriverebbero in un istante. Ci rendiamo conto con grande facilità di ciò che non funziona nelle nostre vite e nel nostro lavoro, ma per vedere e riconoscerne gli aspetti positivi, occorre più tempo. Bisogna fermarsi.
Ed è stato proprio fermandomi a riflettere su quale impulso dare nel 2024, come Ordine delle Professionisti Infermieristiche, alla nostra Sanità e al nostro quotidiano, che ho riconsiderato il valore attuale e il grande potenziale della nostra professione.
La motivazione non si compra con gli stipendi, ma è insita nella natura del lavoro svolto, e se intorno a me vedo infermieri stanchi, certo, ma pur sempre motivati, è perché nell’essere infermiere qualcosa di speciale c’è.
Il primo pensiero va al settore in cui operiamo, al nostro “mercato”, passatemi il termine. Ogni giorno possiamo contribuire a un “bene più grande”, alla salute. È un concetto che di primo acchito può suonare vuoto, per riempirsi poi di significato ogni volta che pensiamo alle singole persone alle quali abbiamo offerto assistenza. È proprio l’andare verso un bene più grande a toglierci le energie quando le cose non vanno come vorremo; ma è anche grazie a un bene più grande che lottiamo e troviamo le risorse per far fronte alle criticità più imprevedibili, come una pandemia.
Non solo: la professione infermieristica è l’emblema di una grande comunità scientifica che, con fatica ma costantemente, sta trovando una dimensione sempre più definita e ampia. Guardando in casa e fuori dai confini, la nostra comunità vanta infermieri prescrittori, dirigenti, opinion leader ed esperti di biotecnologie e robotica. Svolgiamo una professione che evolve, così come evolvono le conoscenze scientifiche e tecnologiche, e questo è un grande stimolo, che non possiamo ignorare e che offre alle nuove generazioni possibilità illimitate.
Va da sé, come alla capacità di adattamento professionale debbano necessariamente corrispondere un adattamento e una revisione del Servizio Sanitario Nazionale, immutato da quarantacinque anni, prevedendo modelli organizzativi che tengano conto delle competenze elevate dei nostri professionisti e che consentano sviluppi di carriera consoni. Su questo aspetto, sono proprio le istituzioni a dover lavorare.
Tornando in prima linea, dove si combatte la nostra avvincente battaglia quotidiana, tra l’incertezza di un mondo in cui la fiducia viene a mancare e i pazienti sono sempre più difficili e autocentrati, fa capolino la gratitudine dei nostri assistiti e dei loro familiari. A volte è una parola, altre volte un gesto o una lettera, altre ancora uno sguardo. Questa gratitudine vale il viaggio. Un viaggio con valigie colme di parole quali rispetto, aiuto, cura, comprensione e ascolto.
E se adesso ci sono molti colleghi italiani che, letteralmente, stanno portando le proprie valigie all’estero (negli Emirati Arabi, in Norvegia, in Svizzera), non possiamo non interrogarci su questo particolare momento di crisi.
Una risposta forse c’è: mi piace pensare che oggi la professione infermieristica stia vivendo la sua fase adolescenziale. Proprio come un adolescente, prima non si piace, poi si allontana e si riscopre, e alla fine diventa consapevole del proprio valore. Presto tutti si accorgeranno dell’importanza del nostro lavoro, anche le nuove generazioni. La carenza cronica può diventare un’opportunità. A quel punto, il riconoscimento non potrà mancare, sia sociale che economico.
Buon lavoro.

 

Pasqualino D’Aloia

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Pasqualino D’Aloia

Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Milano, Lodi, Monza e Brianza
President of OPI in Milan, Lodi, Monza and Brianza