Implementare il Primary Nursing: una sfida per l’organizzazione

Implementing Primary Nursing: barriers and challenges

INTRODUZIONE

Marie Manthey sviluppa negli anni ’70 il modello di assistenza infermieristica Primary Nursing (PN), presso la University of Minnesota Hospital (USA) e ne progetta e implementa le applicazioni in diversi ospedali. Il modello da lei progettato prevede la presa in carico del paziente da parte di un singolo infermiere il quale diventa responsabile del percorso assistenziale dell’ammalato 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per tutta la durata della degenza. L’infermiere “primary”, al quale vengono assegnati pazienti di complessità diversa a seconda delle competenze maturate, programma e dispone una serie di istruzioni e interventi assistenziali in ambito infermieristico che, in sua assenza, durante la normale turnazione, i colleghi provvedono a portare avanti. Ne consegue che per i professionisti il modello esiti in una maggiore autonomia gestionale, decisionale ed assistenziale. Gli infermieri hanno in questo modo la possibilità di fornire un’assistenza personalizzata, condividendo e pianificando con l’assistito e la sua famiglia il percorso di cura effettuando colloqui informativi ed educativi personalizzati. Per mezzo di questi modalità il PN valorizza il ruolo professionale rispetto a competenze, capacità e potenzialità individuale.

FINALITÀ DEL PROGETTO ED ANALISI DI CONTESTO

L’obbiettivo di questo progetto consiste nell’implementazione del PN nella realtà organizzativa dell’U.O di medicina generale e medicina d’urgenza del Presidio Ospedaliero San Carlo Borromeo facente parte dell’A.S.S.T. Santi Paolo e Carlo (Milano). Il progetto mira all’integrazione della figura del primary nurse, con le figure del team leader e del case manager, già presenti in questa realtà. L’organico del reparto è composto da un Coordinatore infermieristico, 16 infermieri e 3 ausiliari che turnano su 30 posti letto. Le sfide che il team ha dovuto affrontare durante l’implementazione del modello sono spaziate dalle difficoltà di comprensione alla resistenza al cambiamento.

ESPERIENZA SUL CAMPO

Allo scopo di realizzare il progetto sono state individuate quattro fasi:

  • Fase 1: sono state dedicate due settimane all’auto-formazione, ognuno degli infermieri dell’equipe ha ampliato le proprie conoscenze sul nuovo modello organizzativo; sono seguiti due incontri, in cui l’equipe ha esposto le conoscenze precedentemente acquisite e in cui sono state messe a nudo, perplessità, lacune, domande e chiarimenti.
  • Fase 2: si è deciso di porre un limite di tempo di tre settimane per elaborare proposte su come applicare il nuovo modello per poi programmare una riunione d’equipe in cui stabilire definitivamente la modalità di applicazione più idonea.
  • Fase 3: della durata di 10 mesi (ad oggi), durante i quali, oltre ad applicare il nuovo modello, sono stati somministrati dei questionari per valutare il livello di soddisfazione dei pazienti e dei caregivers relativamente alla figura del primary nurse.
  • Fase 4: è stata organizzata una prima riunione di equipe ad un mese di distanza dall’avvio del nuovo modello organizzativo. In questo incontro sono stati confermati i metodi e gli strumenti già elaborati in fase di progettazione, inoltre si è deciso di programmare riunioni di equipe con frequenza trimestrale per monitorare l’andamento e i risultati prodotti dall’applicazione del modello in sperimentazione e per analizzare i risultati dei questionari sottoposti a pazienti e caregivers nel trimestre precedente.

 

APPLICAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO

L’applicazione del modello organizzativo è coincisa con la terza fase di questo progetto. Parte importante di questa fase è stata l’elaborazione del metodo di assegnazione del PN optando per uno schema di rotazione chiamato informalmente “ruolino”, una suddivisione predeterminata dei giorni del mese. I giorni del mese vengono quindi suddivisi e assegnati agli infermieri indipendentemente dal turno di quest’ultimi; potrebbe infatti capitare che l’infermiere segnato sul ruolino come primary, non sia in turno al momento dell’accettazione in reparto del paziente, in questo caso, il paziente viene normalmente accettato da uno degli infermieri in turno che avrà cura di registrare sul ruolino tutti i pazienti accettati quel giorno e di fornire ai pazienti e ai loro caregivers un apposito documento in cui viene indicato il nome dell’infermiere PN a lui assegnato. Al paziente viene dunque spiegato cosa sia la figura del PN e che cosa comporti nella pratica la presenza di un infermiere di riferimento; viene inoltre comunicato al paziente e ai caregivers in quale giorno potranno incontrare il primary a loro assegnato. L’assegnazione come Primary nurse comporta la presa in carico del paziente e la presentazione dell’infermiere primary al paziente ed ai suoi caregivers nel primo turno utile. La comunicazione è essenziale, l’infermiere utilizzerà un linguaggio accessibile alla condizione culturale del soggetto ed al suo livello di istruzione e consono al suo stato psichico. La presentazione e comunicazione con i caregivers assume particolare importanza quando il paziente non è orientato o vigile. Durante tutto il periodo della presa in carico l’infermiere primary definisce, con l’intera equipe infermieristica la programmazione dell’assisternza diretta e indiretta: il PN ha il compito di informare e istruire il paziente e di seguire l’evolversi della condizione del paziente pianificando e aggiornando di volta in volta gli interventi infermieristici al fine di raggiungere gli obiettivi ed i risultati pianificati, se possibile in accordo con il paziente. Il rapporto con il PN si risolve con la dimissione del paziente dal reparto, tuttavia il PN e il medico curante collaborano con l’infermiere case manager per il coordinamento del piano di dimissione e di educazione sanitaria al paziente e/o alla sua famiglia, individuando i casi di potenziale dimissione protetta e procedendo all’inserimento del paziente nel percorso di continuità assistenziale che si suddivide in ADI, cure intermedie e cure post-acute.

RISULTATI DELL’INTRODUZIONE DEL MODELLO

I risultati sono stati ottenuti analizzando i questionari somministrati a pazienti e/o caregivers coinvolti nel progetto. Il campione preso in esame è composto da 100 persone, di cui 39 femmine e 61 maschi, con un’età compresa tra i 50 e i 96 anni. Nell’Allegato 1 osserviamo il questionario di gradimento somministrato per misurare gli effetti del ruolo del PN, sono stati analizzati i diversi item in relazione ai vari output imputabili al ruolo del PN. I risultati di gradimento hanno indicato un alto grado di soddisfazione con punteggi, nella maggior parte delle misurazioni, attestatisi fra 4 e 5 (“completamente d’accordo” su scala Likert a 5 passi).

CONCLUSIONI

La progettazione e l’applicazione del modello di primary nursing ha rappresentato una sfida a livello organizzativo. I risultati preliminari hanno dimostrato in modo ottimistico che il modello del PN è percepito con buona soddisfazione da parte dei pazienti, con potenziali effetti sul loro stato di salute e sulla qualità della vita, oltre che sul rapporto infermiere-paziente. Il modello del primary nursing costituisce dunque una importante frontiera per le aziende sanitarie, coerentemente con ciò che si afferma nel nostro Codice Deontologico: fornire un’assistenza personalizzata che tenga conto dei bisogni complessivi della persona.

Serena Kajam, Cinzia Serpico, Angelo Raimondi, Simona Genna, Diego Ducoli,Carmine Fragnito, Donatella Trotta, Federica Gancitano, Jean Pierre Barrionuevo, Elisa Negri, Teresa Crudo, Caterina Valeri, Maria Pia Morabito, Carmine Langellotti, Felice Scicolone, Stefano Marzana, Ciro Balzano

Unità Operativa Medicina e Medicina D’Urgenza, ASST Santi Paolo e Carlo, Presidio Ospedaliero San Carlo, Milano
Per corrispondenza:
Ciro Balzano
Coordinatore Unità Operativa Medicina e Medicina D’Urgenza, ASST Santi Paolo e Carlo, Presidio Ospedaliero San Carlo MA, RN.
Nursing coordinator, Units of Medicine and Emergency Medicine, San Carlo Hospital, Milan
ciro.balzano@asst-santipaolocarlo.it