Il riconoscimento sociale alla base di tutto

The worth of the social recognition

 

In questo periodo di pandemia gli infermieri sono stati più volte descritti come eroi o angeli. In realtà questi operatori sanitari non sono altro che lavoratori che esercitano il proprio lavoro con devozione, e sicuramente non lo fanno per uno stipendio lauto. Questo periodo di pandemia ha focalizzato l’attenzione sulla professione infermieristica, evidenziando i problemi che la affliggono ormai da molto tempo, quali gli stipendi non adeguati, il mancato inquadramento economico e soprattutto l’inaccettabile ritardo nel rinnovo dei contratti nazionali di lavoro.

Partendo da qui, tuttavia, per poter rivendicare un incremento salariale e un rinnovato inquadramento contrattuale, bisogna prima pensare a un’adeguata sensibilizzazione della figura infermieristica a livello sociale. Un riconoscimento che parta “dal basso”, attraverso le singole individualità, rappresentate dagli Ordini provinciali e Ordine nazionale.

Quanti infermieri attivi “sul campo” si sono sentiti chiedere: “ma lei lo può fare?” “Ma lei è un medico?”. Queste due semplici domande vengono rivolte spesse volte dai pazienti che si confrontano per la prima volta con la figura infermieristica. Questo deficit culturale della professione si associa a un atteggiamento di insicurezza quando si mettono in atto determinate procedure sanitarie più invasive. La colpa di questo deficit informativo va imputata in primis alla classe infermieristica, che pure negli anni ha sempre cercato di valorizzare la professione in ambito di corsi ECM, convegni e quant’altro, ma con risultati non sempre soddisfacenti. È quindi arrivato il momento di evidenziare queste informazioni, esporle alla luce del sole, informando la società relativamente a quella che è l’attuale realtà della figura infermieristica, sempre più specializzata, inserita in piena autonomia nel mondo dell’assistenza sanitaria e in collaborazione costante e continua con le altre figure sanitarie per conseguire un obiettivo comune.

La necessità del riconoscimento sociale dipende anche dal fatto che, essendo la politica la “fotografia” della società che risiede in un certo Stato, se la popolazione ha una conoscenza lacunosa delle autonomie infermieristiche, questo deficit cognitivo si ripercuoterà inevitabilmente sul sistema della politica.

Un esempio concreto di quanto illustrato in precedenza si trova nella lettura della legge 251/2000 art.1 comma 1, da cui si evince l’autonomia infermieristica nella vaccinazione. Tale legge, sembra oggi dimenticata (o ignorata?), non sfruttando appieno le possibilità che si avrebbero riconoscendo determinate prestazioni a 450.000 iscritti, puntando invece sul coinvolgimento dei farmacisti (professionisti altamente specializzati nella conoscenza del farmaco e della sua azione biologica) nel ciclo vaccinale dopo un corso di qualche ora anche se nel loro curriculum universitario Italiano, non è previsto alcun insegnamento relativo alla somministrazione di terapie (vaccinali o di altra natura).

Un riconoscimento da parte delle persone estranee alla professione infermieristica è utile – anzi necessario – anche perché rinnovare la rappresentazione sociale di una professione è anche la strada maestra per poter rivendicare diritti economici, ma soprattutto strutturali.

Marco Ferrentino

Infermiere, libero professionista, componente della commissione libera professione OPI Milano, Lodi, Monza e Brianza
Nurse, freelance, member of the OPI Milan, Lodi, Monza and Brianza freelance commission
marco_ferrantino@outlook.com