Ho 28 anni e non pubblicherò (per ora) un libro: uno sguardo al mondo dell’Editoria Predatoria

Is it okay to publish a book at a young age? A glimpse into the world of Predatory Publishing

È un venerdì e sono in treno, il suono delle ruote sui binari vecchi e il paesaggio che scorre mi rendono sonnolento. Giocherello con lo smartphone, unica desolante distrazione, unico e pesante cordone ombelicale con il mondo. Arriva una e-mail, l’ennesima, sulla casella di posta del lavoro: La mia attenzione è alle stelle, questa e-mail è importante. Vogliono che mi metta in contatto con una Casa Editrice per scrivere un libro. È un grande onore, ovviamente potrebbero non pubblicarlo alla fine, potrei non essere all’altezza, ma non importa, mi hanno notato! È un mondo vasto, dove per ritagliarsi un ruolo da protagonista bisogna distinguersi per tenacia e competenze. Non è facile, ma qualcuno che non conosco ha letto un mio scritto, un testo per cui ho speso ore di lavoro, qualcuno ha riconosciuto in quelle parole del potenziale. La mia eccitazione dura solo per un istante, il castello di carte nella mia mente si inclina fino a cedere, il mio sorriso svanisce. Conosco questo modo di scrivere le e-mail, mi è stato insegnato a diffidarne. La verità è che nessun Editore avrebbe alcun interesse a pubblicare un mio scritto, un libro di cui non esiste nemmeno l’argomento, sulla base del mio presunto talento. Ho 28 anni e nessuno mi offrirebbe questa possibilità, non senza aver veramente appurato che possiedo un qualche tipo di esperienza. Questo è il triste mondo dell’Editoria Predatoria (Predatory Journals e Publishers) ed è un fenomeno che dobbiamo conoscere per poterci muovere nel mondo della scienza. Se sei un infermiere con alcune pubblicazioni, un ricercatore o un accademico è quasi impossibile non aver sperimentato i ruvidi metodi di approccio dell’Editoria Predatoria. Ogni giorno è un assalto di e-mail, arrivano a decine, sono scritte in un inglese incerto (raramente in italiano) e fanno riferimento a nuove e splendide riviste di ogni ambito della clinica e della formazione, offrendo tempi di revisione rapidi (una rarità) e prezzi di pubblicazione contenuti. La gamma di contenuti di queste e-mail è spesso divertente: si congratulano per i tuoi successi incredibili e per la tua fama crescente, salvo poi chiedere di pubblicare su una rivista inesistente dal punto di vista delle metriche standard. L’Editoria Predatoria fa leva sull’ego e sulla voglia di distinguersi di ogni professionista, mette pressione e fretta di pubblicare contenuti originali che diventeranno pubblici e “sprecati”: un articolo pubblicato su una rivista finta non è più pubblicabile su una rivista blasonata. Allo stesso modo, si ricevono molti inviti a conferenze internazionali per condividere i preziosi risultati del proprio lavoro: Giappone, Messico, Stati Uniti d’America, Australia. Ho 28 anni e sono stato invitato più volte in questi luoghi, a congressi che spesso esistono ma che non sono supportati dalle società scientifiche o dal mondo della “vera scienza”. I partecipanti? Tutte persone reali, che sono incappate in un invito che faceva leva sulla propria voglia di crescere e di distinguersi. A volte è facile capire che qualcosa non funziona (ho perso il conto delle volte in cui si sono riferiti a me chiamandomi “Esimio Professore”) ma, alle volte, queste e-mail sono più realistiche e più credibili. I nomi dei congressi, delle conferenze, delle società scientifiche, delle riviste sono spesso plausibili e suonano come quelli più noti. I loro siti web esistono e nei casi peggiori sono anche realizzati con grafiche appaganti. Come per ogni truffa, per un migliaio di quelle più ovvie ne esiste una più audace e realistica, l’obiettivo è colpire nel mucchio con milioni di e-mail generate da bot automatici per inchiodare qualche centinaio di giovani ricercatori in cerca di gloria o di esperti accademici a digiuno delle dinamiche truffaldine del mondo di internet. La soluzione? Gli Editori, le riviste e le società scientifiche realmente esistenti non ti cercano, sei tu a cercare loro. Può sembrare cinico e spietato ma è l’unico modo per non essere ingannati. Se hai dedicato molti mesi ed innumerevoli fatiche per scrivere un articolo o un libro considera che nel mondo reale dovrai essere tu a scegliere di far giudicare il tuo lavoro. I rifiuti continui ad un articolo, le delusioni di un abstract non accettato fanno parte del gioco ed aiutano a crescere. La soddisfazione di uno scritto, magari modificato mille volte, ma accettato per essere pubblicato nella rivista che ti sei scelto da solo è ciò che determina la vera essenza del sentirsi accolti dal mondo scientifico. Esistono delle eccezioni naturalmente, ai veri esperti, professori e cultori della propria materia viene effettivamente chiesto di scrivere articoli, editoriali o libri su commissione ma da attori di comprovata solidità. In quanto infermieri, professionisti con una storia recente nel mondo della scienza, siamo più soggetti alle malizie dell’Editoria Predatoria. Per giocare alle regole di questo mondo dobbiamo accettarne le complesse perigliosità, uscire dalla dimensione onirica, realizzare che non viviamo in un film in cui il campione del mondo di pugilato offre a sorpresa l’incontro della vita ad un semplice pugile di strada. L’unico modo per diventare campione nel mondo reale? Allenarsi ogni giorno, giocare d’astuzia, cadere a terra mille volte e rialzarsi sempre, imparare ad incassare, scalare ogni classifica e sfidare il destino con il proprio impegno.

Gianluca Conte

RN, Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Ospedale Maggiore Policlinico Milano, Italia
RN. Ca’ Granda Hospital, Italy
gianluca.conte01@universitadipavia.it