Formando gli assistenti familiari: l’esperienza della Fondazione Alberto Sordi

Training paid caregivers: the experience of the Alberto Sordi Foundation

Figura 1: Pensieri dei partecipanti alla prima edizione del Corso per Assistenti familiari

 

INQUADRAMENTO GENERALE

Se è vero che “le cose iniziano ad esistere quando diamo loro il nome” come sosteneva il famoso sociologo Zygmut Bauman, la coniazione del termine “assistente familiare” nel 2020 al posto di quello comunemente conosciuto come “badante”, ha avviato un percorso di riconoscimento di questa professione dandole più dignità e tutela. Infatti, dare il nome a qualcosa descrive un vero e proprio processo culturale e allo stesso tempo intellettuale di importanza assolutamente primaria. E l’assistente familiare è una figura di importanza primaria come dimostrato dai più recenti studi sulla non autosufficienza.
Il VII rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia ha evidenziato il ricorso diffuso al servizio di assistenti familiari o caregiver formali (Gori, 2013). La loro presenza è citata e considerata solo marginalmente nelle ricerche sul territorio anche se è rilevante e fondamentale come quella dei caregiver familiari. Infatti, la richiesta di assistenti familiari era presente già negli anni Novanta a fronte di un evidente “care gap” dovuto a fattori quali: il cambiamento del contesto sociale, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche, ecc. (Fosti & Notarnicola, 2014). Inoltre, la carente risposta del servizio pubblico all’aumento della domanda di cura ha creato un gap a cui le famiglie hanno dovuto supplire attraverso un mercato informale, più o meno regolarizzato, di assistenti familiari quale soluzione obbligata per affrontare situazioni che richiedevano assistenza a lungo termine per l’anziano con bisogni socio-sanitari complessi.
Secondo i dati dell’Inps le persone regolarmente occupate come assistenti familiari nel 2022 in Italia erano 430.000, di cui il 92% donne, di età medio alta: il 55,6% ha infatti più di 50 anni, e il 21,4% supera la soglia dei 60 anni di età; solo il 19,3% ha un’età inferiore ai 40 anni (Gori, 2013).
Tra le assistenti familiari il numero di italiani è ridotto (27,3%) e il lavoro tende ad essere quasi esclusivo appannaggio femminile: gli uomini sono solo l’8,4% del totale. La gran parte dei collaboratori proviene dall’Est Europa: paesi come Romania, Ucraina, Moldavia, Albania contribuiscono a circa la metà (51%) dell’occupazione domestica nel nostro Paese. A seguire, circa il 14% dei lavoratori proviene dall’America Centro Meridionale e un altro 14% dai Paesi Asiatici, a esclusione delle Filippine, da dove viene il 10,6% dei collaboratori. È invece originario dell’Africa il 9,6% (Rapporto AssindatColf, 2023).
Il 40% degli assistenti familiari regolarmente assunti è una stima prudente basata su diverse fonti ma si ipotizza che esistano altre 600.000 persone coinvolte senza un contratto regolare raggiungendo così un numero totale degli addetti di circa 1 milione (Pasquinelli & Rusmini, 2013). Considerando che gli anziani con limitazioni funzionali che vivono a casa propria sono stimati in 2,6 milioni secondo l’Istat (2014), si può ragionevolmente ipotizzare che oltre un terzo degli anziani con problemi di autosufficienza si avvalga di un’assistente familiare.
Si tratta di una domanda di assistenza in continua crescita che non sempre trova una risposta adeguata a causa della sempre meno disponibilità di queste figure ma anche per il loro scarso livello di formazione. Infatti, a causa della storica informalità della figura e lo scarso investimento delle politiche sanitarie e sociali, queste figure spesso non sono formate all’arduo compito di assistere un anziano fragile ma si ritrovano improvvisamente a dover adempiere a questa mansione (Bartholini, 2013). Ciò si traduce in un’assistenza di bassa qualità e un’insoddisfazione dell’anziano e della sua famiglia che li obbliga ad un continuo turn over di assistenti familiari alla ricerca di quella più adeguata. Pertanto, la formazione di queste figure risulta cruciale e strategica per l’inevitabile sviluppo e diversificazione dell’offerta di servizi alla persona anziana.

Contestualizzazione dell’esperienza
Il profilo professionale dell’assistente familiare viene descritto dalla Regione Lazio come una figura con caratteristiche pratico-operative, la cui attività è rivolta a garantire assistenza a persone autosufficienti e non, nelle loro necessità primarie, favorendone il benessere e l’autonomia all’interno del clima domestico-familiare. Inoltre, è in grado di relazionarsi con la rete dei servizi territoriali, pubblici e privati, al fine di assicurare assistenza e garantire opportunità di accesso a tali servizi, alle persone non in grado di svolgere in autonomia gli adempimenti connessi. Pertanto, il suo ruolo consiste nel facilitare o sostituirsi nelle attività di pulizia e igiene della persona, pulizia e igiene della casa, acquisto, preparazione e somministrazione dei pasti, sorveglianza e compagnia, spesa e commissioni. Accompagna, inoltre, l’anziano e lo supporta nelle attività quotidiane che si svolgono all’esterno, nonché nell’accesso ai servizi sanitari, sociali e ricreativi e nel disbrigo di pratiche amministrative, accompagnamento a visite mediche e simili. Se delegato da un familiare o dall’anziano stesso, l’assistente può svolgere anche quelle prestazioni che competono al familiare, come la gestione di soldi per conto dell’anziano. Per quest’ultima attività l’assistente opera con la diretta supervisione del familiare o persona di riferimento che è legalmente responsabile del benessere e della cura del soggetto assistito. L’assistente familiare può svolgere il proprio lavoro ad accessi giornalieri, in regime di convivenza o fornendo prestazioni orarie presso strutture ospedaliere qualora l’assistito venga temporaneamente ricoverato. Viene scelto dalla famiglia, in relazione ai problemi specifici della persona da assistere e deve godere della sua piena fiducia. I familiari possono scegliere direttamente e autonomamente l’assistente familiare più adeguato alle loro esigenze oppure consultando il registro pubblico regionale degli assistenti familiari.

L’esperienza della Fondazione Alberto Sordi (Tabella 1) nasce per rispondere all’esigenza delle famiglie di avvalersi di persone preparate ad assistere i loro anziani ma anche per colmare il fabbisogno formativo richiesto dagli stessi assistenti familiari. Per questo dal 2020, grazie al finanziamento di AssindatColf che da anni propone corsi di formazione nel settore del lavoro domestico, la Fondazione ha avviato corsi di formazione per assistenti familiari in collaborazione con il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

 

 

 

Il Corso base, rivolto ad un massimo di 15 persone, ha una durata complessiva di circa 2 mesi e prevede 64 ore di didattica frontale ed esercitazioni pratiche in un ambiente assistenziale simulato. Le tematiche affrontate sono: identità professionale; diritti e doveri; cura della casa; cura della persona; tecniche di comunicazione e abilità relazionali; principi di enogastronomia; gestione delle emergenze e pronto soccorso. Le metodologie didattiche utilizzate dai docenti del corso si alternano tra teoriche e pratiche con un coinvolgimento attivo dei discenti. È previsto anche un laboratorio teatrale che svolge un ruolo significativo nell’arricchire le competenze e le qualità personali dei partecipanti, contribuendo a creare un ambiente più empatico, collaborativo e comunicativo. Infatti, il laboratorio teatrale nelle professioni di cura favorisce lo sviluppo delle competenze comunicative attraverso l’interpretazione di ruoli e l’interazione con altri partecipanti, permettendo agli operatori di apprendere a comunicare in modo efficace, chiaro ed empatico con assistiti e famiglie. Inoltre, offre un terreno fertile per potenziare l’empatia, consentendo ai professionisti di sperimentare e comprendere prospettive diverse, migliorando così la qualità delle relazioni di cura. La partecipazione a laboratori teatrali contribuisce anche alla gestione dello stress e dell’ansia associati alle responsabilità quotidiane, offrendo uno sfogo creativo e migliorando il benessere emotivo. Infine, la partecipazione ai laboratori teatrali offre un’opportunità per la crescita personale e l’autoconsapevolezza, consentendo agli operatori di esplorare aspetti di sé stessi, superare sfide personali e acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie abilità e limiti (Garrino et al., 2011).
I docenti del corso, sono professionisti dalla comprovata esperienza nel settore alberghiero, socio-assistenziale e pedagogico. Inoltre, è presente la figura del Tutor per facilitare i processi di apprendimento, l’integrazione e la motivazione dei discenti mediando tra i vari attori del percorso formativo (docente, discenti, organizzatori del corso, coordinamento didattico).
Infine, al termine di ogni lezione ed edizione del Corso, viene somministrato ad ogni partecipante rispettivamente un questionario che valuta l’apprendimento, la qualità percepita della didattica ricevuta ed eventuali suggerimenti per migliorare il Corso.

 

OBIETTIVI DEL PROGETTO

Il corso di formazione ha l’obiettivo generale di formare l’assistente familiare affinché sia in grado di garantire un’assistenza socio-assistenziale di base adeguata a persone anziane fragili e alle loro famiglie. Nello specifico, le competenze acquisite con il percorso frequentato consentiranno ai partecipanti di: relazionarsi dinamicamente con l’assistito e con la famiglia assumendo atteggiamenti coerenti con i principi di etica professionale; orientarsi nel contesto sociale ed istituzionale, in relazione all’assistenza privata domiciliare; fornire cura ed assistenza nel rispetto dei bisogni e della condizione psico-fisica dell’assistito; assistere la persona nella preparazione e nell’assunzione dei cibi; curare l’igiene degli ambienti adottando comportamenti atti a prevenire la trasmissione di malattie e gli incidenti domestici.

 

RISULTATI

La prima edizione del Corso base è stata avviata a settembre del 2020, in piena pandemia. Da allora, la Fondazione ha organizzato 8 edizioni del corso fornendo una formazione gratuita e di alta qualità ad un totale di 139 assistenti familiari. I partecipanti avevano un’età media di 46 anni con un range di età tra i 19 e i 71 anni, prevalentemente donne (64%). I partecipanti provenivano per di più dai paesi europei (54%) di cui il 37% erano italiani. Il restante dei partecipanti proveniva dai paesi africani (21%) e dal sud America (14%), prevalentemente di nazionalità peruviana.
Al momento dell’iscrizione al corso, la maggior parte delle persone (55%) non era occupata; tra gli occupati, il 47% di loro svolgeva già il lavoro di assistente familiare o attività nel settore domestico e assistenziale: colf (13%) e baby-sitting (10%). Circa l’80% dei partecipanti non aveva nessuna formazione sul tema dell’assistenza all’anziano e non sapeva quale fosse il ruolo specifico dell’assistente familiare. Per queste ragioni la maggior parte di loro aveva scelto di partecipare al corso oltre a motivi di collocazione lavorativa.
I risultati del questionario di gradimento delle lezioni evidenzia negli anni un forte gradimento per il laboratorio teatrale e la lezione sulle strategie comunicative. La valutazione globale del Corso ha ottenuto sempre il punteggio massimo per la maggior parte dei partecipanti che nei suggerimenti scrivono (Figura 1):

  • “Il corso mi ha insegnato a condividere sentimenti di vita come la gioia e la tristezza. Ora sono preparato ad aiutare le persone nella loro vita quotidiana. Sono felice per il bellissimo gruppo di compagni di classe, tutti molto gentili e pronti ad aiutare“;
  • “mi ha arricchito sia dal punto di vista umano (ho conosciuto tante persone di culture diverse) che da quello didattico (sono stati trattati tutti argomenti interessanti ed importanti per la cura della relazione con persone anziane)”;
  • “Mi dispiace tantissimo che il corso sia giunto al termine, è stato molto istruttivo ed interessante, con orari compatibili con i ritmi di tutti”.

 

Negli anni, i partecipanti, hanno dimostrato una notevole dedizione nell’approfondire le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere con successo il ruolo di assistenti familiari. L’apprendimento è stato catalizzato dalla creazione di un ambiente di apprendimento positivo, stimolante e accogliente. Nelle ultime edizioni del Corso, alla fine delle lezioni era previsto anche un pranzo domenicale che ha contribuito a consolidare i legami tra i partecipanti, trasformando l’aula da un luogo di apprendimento a un ambiente di condivisione e supporto reciproco nonostante le differenze culturali.

 

CONCLUSIONI

Nonostante la figura dell’assistente familiare sia cruciale nel fornire assistenza e supporto agli anziani e a coloro che necessitano di cure a lungo termine, risulta tutt’oggi una figura assistenziale poco riconosciuta. Invece, è importante sottolineare che la loro presenza contribuisce a creare un ambiente in cui gli individui possono vivere con dignità e mantenere un livello accettabile di indipendenza anche quando hanno bisogno di assistenza. Forniscono un grande supporto alle famiglie e non solo da un punto di vista organizzativo ma anche e soprattutto morale e nell’educazione continua, aiutandoli a prendersi cura al meglio dei loro cari. Essere assistente familiare non è solo accudire l’anziano o il disabile ma è un prendersi cura dell’intera famiglia, entrando in punta di piedi in un clima familiare sconosciuto, analizzando le dinamiche presenti e sommerse per realizzare un progetto assistenziale che favorisce e unisce i legami familiari. E in una società dove i legami familiari sono sempre più deboli e nebulosi, si comprende a pieno l’importanza che avrà questo ruolo in un futuro ormai prossimo.

 

BIBLIOGRAFIA MIRATA

  • AssindatColf & Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. (2023). L’occupazione nel settore delle collaborazioni domestiche: caratteristiche, evoluzione e tendenze recenti.
  • Bartholini, I. (2013). Il badantato ei legami di cura fra le segrete stanze. In Razzismi, discriminazionie confinamenti (pp. 145-155): Ediesse.
  • Fosti, G., & Notarnicola, E. (2014). Il Welfare e la Long Term Care in Europa: modelli istituzionali e percorsi degli utenti: EGEA.
  • Garrino, L., Matricoti, F., Nicotera, R., Martin, B., Borraccino, A., & Dimonte, V. (2011). L’esperienza teatrale nella formazione alle cure: analisi della letteratura. TUTOR, 11(2-3), 74-83.
  • Gori, C. (2013). L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia: Maggioli Editore.
  • Pasquinelli, S., & Rusmini, G. (2013). 5. il punto sulle badanti. L’assistenza agLi anziani non autosufficienti in itaLia, 93.

 

RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento a tutta la faculty del Corso e in special modo a Grazia Dalla Torre, Laura Denisi, Francesca Lospoto e Maria Rosaria Roma per la loro dedizione, puntualità e impegno personale e professionale nel Corso per Assistenti Familiari.

FINANZIAMENTO
Il Corso base per Assistenti Familiari è stato finanziato da AssindatColf.

Gabriella Facchinetti

RN, MSN, PhD*,**
*Fondazione Alberto Sordi – Via Alvaro del Portillo 5 Roma 00128
**Università Campus Bio-Medico, Corso di Laurea in Infermieristica, Facoltà Dipartimentale di Medicina e Chirurgia – Roma
g.facchinetti@unicampus.it