Dopo due anni, ancora al punto zero. Le Istituzioni diano risposte.

After two years, still at the ground zero. The Institutions must give answers.

 

Cari colleghi,
siamo al secondo anno di Covid e possiamo con certezza affermare che dal primo giorno quasi nulla è cambiato. Ci sarebbe da ridere, se la situazione non fosse tragica. Due anni di battaglie, per essere praticamente al punto di partenza – certo, non come numero di decessi e accessi alle terapie intensive, ma questo grazie al vaccino.
Che dire? La Fnopi si è in questi giorni mossa per testimoniare l’esasperazione degli infermieri con una lettera aperta e accorata, rivolta a Governo, Parlamento, Istituzioni e Regioni. Nello stesso momento, l’Opi di Milano-Lodi-Monza e Brianza, con il Coordinamento dei Collegi Lombardi, ha richiesto con urgenza un incontro in Regione Lombardia per attivare un percorso di collaborazione. L’obiettivo è chiedere alle Istituzioni che diano una risposta seria e concreta alla drammatica situazione in cui siamo immersi.
Mancano 9mila infermieri su tutto il territorio, già questo è un dramma. Ma ancor più grave è che chi è al lavoro sta tenendo letteralmente in piedi il sistema sociosanitario regionale, sia con le vaccinazioni che con l’esecuzione dei tamponi.
Siamo la prima regione d’Italia per copertura vaccinale e per screening tramite tamponi. Tutto questo è possibile grazie ai nostri infermieri che operano a ogni livello organizzativo: dalla pianificazione e gestione dei centri HUB, fino all’esecuzione diretta, al fianco dei cittadini. Il 90% del personale che svolge attività nelle linee vaccinali è infermieristico. Questo è un dato che non possiamo trascurare.
Ma se da un lato è vero che gli infermieri hanno risposto con efficacia al progetto di salute di Regione Lombardia, dall’altro lato è altrettanto evidente come la politica non abbia mantenuto fede alle promesse. E questo tergiversare danneggia, inevitabilmente, tutto il sistema.
Non mi soffermerò tanto sulla perdita di motivazione, il senso di frustrazione e la mancanza di speranza che la professione, necessariamente, sta attraversando a fasi ripetute; ma guarderò ai fatti, a quei dati che fotografano con chiarezza la situazione attuale. Un esempio? L’abbandono da parte dei professionisti del nostro sistema sociosanitario regionale, verso la vicina Svizzera o le regioni di origine, sta assumendo dimensioni importanti. E chi resta non reggerà i ritmi attuali per molto tempo.
Le risposte che, come Ordine, ci attendiamo dalla politica sono diverse: dall’attuazione di strategie di condivisione del personale infermieristico tra i diversi setting assistenziali (in attesa di ulteriori risorse disponibili), al superamento del vincolo di esclusività dei dipendenti pubblici. Importantissima sarà anche la tracciabilità del lavoro infermieristico attraverso la rendicontazione nei flussi regionali delle attività già svolte in autonomia. Come, ad esempio, la trasmissione dei risultati dei tamponi eseguiti a domicilio, al fine di rendere più veloce il percorso di screening.
E l’elenco sarebbe ben più esteso, perché le attività infermieristiche rese più che evidenti dal Covid sono numerosissime, al punto che sarebbe auspicabile l’istituzionalizzazione di un rappresentante della professione infermieristica presso l’assessorato DG Welfare di Regione Lombardia.
Il mondo intero non ha avuto esitazione nell’attribuire agli infermieri il valore di spina dorsale di ogni moderno sistema sanitario e sociale. Chiediamo fortemente che questo valore venga riconosciuto, non solo verbalmente, ma sulla carta e nell’operatività. Come Ordine non possiamo che raccogliere tutto il malcontento e lavorare affinché si trasformi in una risposta concreta da parte delle Istituzioni. Siamo qui, pronti al dialogo, con i toni necessari. Restiamo uniti e forti.
Buon lavoro,

Pasqualino D’Aloia

Pasqualino D’Aloia

Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Milano, Lodi, Monza e Brianza
President of OPI in Milan, Lodi, Monza and Brianza