Doll Therapy: gli infermieri dicono di non sottovalutarla! Un approccio qualitativo

Doll Therapy: Do not underestimate it! A qualitative approach

 

RIASSUNTO

Introduzione. lo studio qualitativo intende fornire un approfondimento su una terapia non farmacologica utilizzata con pazienti con diagnosi di demenza: la terapia della bambola. L’obiettivo di questa ricerca qualitativa è quello di indagare sul rapporto che si crea tra la persona affetta da demenza e la bambola. Metodi. La strategia di ricerca è stata effettuata attraverso interviste volte agli infermieri di comunità che lavorano presso le Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) con metodo Grounded Theory (GT) per esplorare i processi psicologici e sociali. Risultati. I risultati riscontrati nella maggior parte degli infermieri intervistati sono: aumento della dimensione affettiva-relazionale con l’attaccamento verso la bambola, i caregiver e personale sanitario con un miglioramento di tutti i legami affettivi, aumento della sicurezza di sé, aumento della serenità e miglioramento della qualità di vita con un significativo miglioramento del prendersi cura di sé e quindi delle attività di vita quotidiana vivendo una vita più piena di significato, riduzione dei disturbi comportamentali. Conclusioni. Dall’analisi emerge che la terapia della bambola, non presentando effetti collaterali, si configura come terapia complementare finalizzata al miglioramento della qualità di vita della persona affetta da demenza. Parole Chiave. Terapia della bambola, Demenza, Infermieri.

 

ABSTRACT

Introduction. The qualitative study intends to provide an in-depth study of non-pharmacological therapy used in patients with dementia diagnosis: Doll Therapy. The purpose is to investigate the relationship between the person with dementia and the doll.
Methods. The research strategy was carried out through interviews with community nurses working at the Health Care Residence (RSA) using the Grounded Theory (GT) method to explore psychological and social processes. Results. The results found in most of the nurses interviewed are: increasing the affective-relational dimension with the attachment to the doll, caregivers and health care personnel with improvement of all emotional ties, increase of self-confidence, increasing serenity and improving the quality of life with a significant improvement in taking care of oneself and therefore of daily life activities living a more meaningful life, reduction of behavioral disorders. Conclusions. Analysis reveals that the Doll Therapy, with no side effects, is a complementary therapy aimed at improving the quality of life of the person suffering from dementia. Key Words. Doll Therapy, Dementia, Nurse.

 

INTRODUZIONE

La Doll Therapy è un intervento non farmacologico volto a ridurre i disturbi comportamentali e psicologici nei pazienti istituzionalizzati con demenza. Questa terapia come strumento di cura è stata integrata nel contesto delle istituzioni di assistenza a lungo termine, in cui la necessità di trovare soluzioni a problemi cognitivi, comportamentali ed emotivi mostrati da persone con demenza, incontra l’obiettivo primario di sviluppare buone pratiche di cura incentrate sui pazienti e le loro esigenze (Pezzati et al, 2014).
La persona affetta da Alzheimer difficilmente si lascia coinvolgere in attività educative, ma la Doll Therapy, lavorando sull’attaccamento, riesce a risvegliare le esperienze passate positive di accudimento, rendendo l’anziano da soggetto passivo ricevente cure, un soggetto attivo che eroga cure.
L’intervento con Doll Therapy non può prescindere dal concetto di “attaccamento”: in letteratura la teoria dell’attaccamento (Bowlby 1969) viene utilizzata come base per la comprensione delle dinamiche subordinate alla cura delle persone affette da demenza. In generale viene considerata come un approccio assistenziale che va ad evidenziare la presenza nell’uomo di un bisogno innato di ricercare per tutto l’arco della vita la vicinanza protettiva di una figura significativa ogni volta in cui è in pericolo, soffre, ha bisogno o è in difficoltà. Questo bisogno innato spesso viene integrato con le esperienze derivanti dall’ambiente in cui l’individuo viene a trovarsi. La progressione della disabilità cognitiva e funzionale della demenza può attivare sentimenti di attaccamento come ricercare sicurezza e vicinanza attraverso l’utilizzo della bambola. Questo tipo di terapia tranquillizza l’ospite, placandone lo stato confusionale tipico della malattia; la persona in questo modo, riesce a sperimentare emozioni positive e a concentrarsi in un’attività, con beneficio dei sintomi legati alla malattia, la bambola rievoca la loro esperienza di maternità e paternità.
Ulteriore elemento a supporto dell’utilizzo della Doll Therapy è quello della risposta a specifici bisogni. Il modello motivazionale secondo Abraham Maslow (Maslow, 1954), spiega infatti come i bisogni umani spingono il soggetto ad attuare il comportamento motivazionale. La forza della motivazione e le modalità di espressione di questi bisogni sono influenzate da cultura, fattori socioeconomici, valori personali, stato di salute. Tutte le persone sviluppano comportamenti che le aiutano a rispondere ai propri bisogni. Esse possono imparare a procrastinare l’appagamento dei bisogni e modificare comportamenti specifici che soddisfano il bisogno in base alla forza motivazionale dello stesso. La terapia della bambola, pertanto, promuove il riconoscimento e l’integrazione delle caratteristiche individuali e di esperienze di vita che influenzano la risposta alla malattia e il suo decorso nel processo di cura.
Al netto di queste riflessioni risulta mandatorio comprendere il fenomeno della Doll Therapy attraverso l’elaborazione di un modello di cura che potrebbe essere utile sia agli infermieri che ai familiari (caregiver). Pertanto, il presente studio di tipo qualitativo ha l’obiettivo di indagare sul rapporto che si crea tra la persona affetta da demenza e la bambola per comprendere meglio gli aspetti psicologici sottesi alla relazione, che possono essere studiati attraverso l’ascolto.

 

MATERIALI E METODI

La ricerca qualitativa è stata svolta attraverso il metodo Grounded Theory (GT), questo metodo permette di conoscere un fenomeno psicologico o sociale sconosciuto e soprattutto di identificare le variabili costitutive del fenomeno, le relazioni tra le variabili ed i processi che dominano il fenomeno stesso. Il campione è stato definito e raggiunto attraverso la saturazione dei dati: metodo attraverso il quale si interrompono le interviste quando diventano ridondanti, quando gli intervistati non aggiungono niente di nuovo a quanto già raccolto (Sansoni et al, 2006).
Le interviste sono state analizzate seguendo l’identificazione delle diverse fasi nel processo di ricerca della GT (Stern et al, 1980).

1° Fase: raccolta dei dati ottenuti mediante le interviste (data generation).
2° Fase: formazione dei concetti (concept formation).

Lo studio è stato eseguito su venti infermieri che lavorano nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) del territorio ASL Roma 4. Su detto campione è stato valutato il grado di conoscenza dell’argomento e i suoi effetti; l’indagine ha avuto come scopo quello di indagare sul rapporto che si crea tra la persona affetta da demenza e la bambola per comprendere meglio gli aspetti psicologici sottesi alla relazione. Al fine di rilevare i dati si è somministrata un’intervista in forma anonima articolata per stimolare tutti gli intervistati ad esporre l’esperienza legata alla Doll Therapy.
Al momento della selezione sono stati illustrati gli obiettivi dello studio, le modalità di conduzione ed è stato chiesto l’assenso verbale a partecipare.
Le interviste sono state effettuate tra Luglio 2020 e Settembre 2020 e registrate attraverso una smartphone. Inoltre, sono state condotte senza mai chiedere agli intervistati i loro nomi o generalità ed è stato assicurato che le registrazioni dopo essere state trascritte integralmente sarebbero state distrutte per garantire la privacy e la confidenzialità degli intervistati. L’intervista è stata condotta a tutto il campione nella stessa modalità ponendo una domanda aperta: Conosci la Doll Therapy, se sì gli effetti di tale approccio terapeutico; le interviste non sempre sono state lineari e più volte, dopo lunghi silenzi alternati a momenti emozionalmente significativi, è stato necessario che il ricercatore intervenisse per sollecitare ulteriori informazioni; egli ha tenuto un ruolo volutamente marginale e a sospeso il proprio giudizio non riportando mai pensieri o atteggiamenti, le indicazioni sono state date a tutti gli intervistati da parte dell’unico ricercatore che ha contribuito nel mantenere viva la conversazione.
Le interviste sono state trascritte verbatim.
In seguito, sono stati estrapolati dalle interviste i concetti costitutivi (codici sostanziali), questi codici sono poi stati raggruppati in categorie simili che hanno portato alla definizione di cinque temi fondamentali: Disturbi comportamentali (agitazione, vagabondaggio, ansia, aggressività, agitazione, depressione, apatia, disturbi del sonno), Attaccamento, Sicurezza, Serenità, Miglioramento della qualità di vita. La Figura 1 ne riassume il dettaglio.
Sono stati estratti 31 codici sostanziali estrapolati in base all’assonanza di significato. I codici sono il risultato di una lettura e rilettura attenta sottolineando le parole e le frasi che potevano essere accorpate per significato.

Fig 1. Estrazione dei codici sostanziali e raggruppamento in temi

 

 

RISULTATI

Questo studio ha permesso di valutare come la Doll Therapy incida su una coorte di soggetti.

1. Disturbi comportamentali
I disturbi del comportamento che gli intervistati hanno menzionato sono vari; essi comprendono: agitazione, ansia, aggressività, stress, vagabondaggio, apatia e disturbi del sonno.
Agitazione, aggressività, ansia e stress sono parole molto frequenti nelle interviste: I pazienti che utilizzano la bambola si sentono in compagnia e quindi meno soli; quest’ultima diminuisce lo stato di agitazione, tantoché se la bambola gli viene tolta loro subito si agitano mentre se hanno la bambola con sé non sono aggressivi, li aiuta a mantenere la calma, sono più tranquilli e si riduce il livello di ansia e stress. In aggiunta, dalle interviste effettuate, viene riportato che: Molti pazienti, grazie all’uso della bambola hanno mostrato una riduzione dell’apatia, in quanto hanno avuto un miglioramento della sfera relazionale e della depressione, oltre che al vagabondaggio. Da qui i tre codici sostanziali apatia e depressione e vagabondaggio. In più si è notato un miglioramento dei disturbi del sonno: Le persone con demenza, che utilizzano la bambola qualche ora prima di coricarsi a letto, si addormentano più facilmente e non hanno risvegli precoci e frequenti.
Dalle interviste effettuate su questo tema possiamo dire che la terapia della bambola è una terapia che favorisce la diminuzione di alcuni disturbi del comportamento, quali: agitazione, ansia, aggressività, stress, vagabondaggio, apatia e disturbi del sonno.

2. Attaccamento
Il desiderio, l’attaccamento, che ha l’anziano verso la bambola tende ad evolversi con la Doll Therapy. I pazienti più passano il tempo con la bambola più tendono ad attaccarsi ad essa e a non distaccarsi.
Gli infermieri intervistati hanno notato e raccontato l’attaccamento costante dei pazienti con demenza verso la bambola: Questi pazienti non si staccano mai dalla bambola, se la portano ovunque, in ogni luogo in cui vanno se la portano sempre con sé. Spesso non riescono a staccarsi dalla bambola nemmeno cinque minuti. In ogni spostamento che effettuano, esempio dalla camera alla cucina, devono avere sempre la bambola con sé, te la chiedono proprio. Da queste interviste si è evidenziato il legame che questi pazienti hanno nei confronti della bambola; questo ha permesso di estrapolare i codici sostanziali legami affettivi, coinvolgimento della bambola nelle attività di vita quotidiana (ADL). Inoltre, i professionisti sanitari hanno notato come si prendono cura della bambola: Vedi proprio che questi pazienti con la bambola ci parlano, la toccano, la esplorano, la tengono stretta come per addormentarla, la tengono in maniera delicata, ti dicono anche di fare silenzio perché magari la potresti svegliare, come se fosse proprio una figura reale, la trattano come se fosse un vero neonato e a volte gli danno anche un nome. Da qui è stato estrapolato il codice sostanziale prendersi cura della bambola.
Un altro codice sostanziale che viene estrapolato è bisogno materno; questo perché nelle interviste viene riportato che: Soprattutto nelle donne riesce fuori quel senso di maternità, possiamo dire anche che questo è un bisogno quasi primordiale, naturale in una donna.
Questo ha dimostrato come i pazienti affetti da demenza presentano questo bisogno di attaccamento che manifestano attraverso l’utilizzo della bambola. L’attaccamento è definito come un legame emotivo con la persona in particolare, e la base dell’attaccamento è il bisogno di protezione della persona connessa e sentimenti di sicurezza. I risultati della ricerca, quindi, supportano l’efficacia della Doll Therapy nel promuovere e mantenere la dimensione affettivo-relazionale e dell’attaccamento-cura e la dimensione attenta dell’esplorazione nei pazienti con demenza.

3. Sicurezza di sé
Quando hanno la bambola con sé vedi che sentono il bisogno di proteggerla e accudirla quindi acquisiscono sicurezza e soddisfazione in ciò che fanno, li vedi proprio più sereni, tranquilli e soddisfatti nel fornire le cure necessarie alla bambola che loro ritengono un vero neonato.
Questa frase viene riportata più volte nell’intervista e dagli intervistati; ciò sta ad indicare come i pazienti che presentano demenza sentono il bisogno di sicurezza e approvazione da chi lì circonda per vivere in maniera più serena e tranquilla. Da questo si rilevano i codici sostanziali senso di protezione, sicurezza della persona, tranquillità e soddisfazione.
Sicurezza e protezione sono bisogni fondamentali per gli esseri umani; essa riduce lo stress, promuove il benessere generale, permette di soddisfare gli altri bisogni fondamentali quali amore, senso di appartenenza e autostima e di raggiungere i propri obiettivi. Gli infermieri devono dare assistenza sanitaria garantendo sempre la sicurezza.

4. Serenità
La serenità è un convivere piacevolmente nello stato in cui ci si trova. Dalle interviste sono stati estrapolati i codici sostanziali: tenerezza, contentezza, sorriso, espressione del volto positiva, emozioni, coccole, affetto, cambiamenti del tono della voce: rilassato e pieno; in quanto è stato ripetuto più volte: Vedevo che molti pazienti erano sorridenti, cambiavano espressione in volto quando avevano la bambola; si crea un momento proprio bello, quasi emozionante; nel viso di queste persone si vede tenerezza, serenità e contentezza; questa terapia genera una sensazione di coccole, affetto nei confronti di questa bambola e anche un miglioramento del tono della voce che risulta rilassato e pieno d’amore.
Ciò dimostra come la Doll Therapy migliora il contesto relazionale in una condizione che tende ad essere estraniante ed emarginante, favorendo un ambiente sereno generando così tranquillità nel vivere quotidiano, nei confronti di coloro che presentano la demenza.

5. Miglioramento della qualità di vita
Dalle interviste viene riportato che c’è un miglioramento della qualità di vita in chi utilizza la Doll Therapy: La Doll Therapy dà sicurezza a queste persone che la utilizzano, riduce lo stress e induce più facilmente il sonno e quindi porta ad atteggiamenti positivi e a un miglioramento generale della qualità della vita. Io ho visto un miglioramento anche nella comunicazione non verbale, nel contatto fisico e un miglioramento nelle attività di vita quotidiana (ADL) dopo l’utilizzo della bambola.
Da qui nascono i codici sostanziali: comunicazione non verbale, atteggiamenti positivi, contatto fisico, sicurezza della persona, miglioramento delle ADL, miglioramento dello stress, induzione del sonno.
La stimolazione tattile, tenere la mano, cullare il malato possono costituire forme affettive di cura molto gradite, proseguibili sino alle fasi più avanzate della malattia. Soprattutto per i soggetti nelle fasi più gravi, rimangono l’unica modalità di relazione, attraverso cui chi assiste può donare un po’ di benessere al malato, comunicare e ricevere da lui amore. Questo mostra come la persona con demenza non sia condannata all’isolamento, ma possa continuare a relazionarsi con gli altri e a vivere una vita piena di significato, e anche a fare quello che ha sempre caratterizzato la sua vita.

 

DISCUSSIONE

Nell’intervista è risultato che l’attaccamento alla bambola in situazioni di forte stress e con elevato senso di insicurezza portano il soggetto a ricercare un contatto fisico che può essere letto come metodo per soddisfare il loro bisogno di attaccamento, vicinanza, contatto e rassicurazione, riducendo conseguentemente i suddetti sintomi psicologici e comportamentali. Infatti, gli studi sulla terapia della bambola come cura per la demenza, si ispirano alla teoria dell’attaccamento formulata negli anni ’60 dallo psicologo John Bowlby. Le bambole da Doll Therapy possono inoltre riportare alla memoria emozioni e vissuti riguardo l’esperienza di genitorialità, promuovendo sensazioni relative alle proprie capacità, quiete e benessere. Inoltre, la Doll Therapy migliora la stimolazione sensoriale, infatti attraverso l’utilizzo del tatto si sviluppa un’attività di cura nei confronti della bambola e un maggiore senso di sicurezza. Spesso la persona instaura un legame con la bambola stessa, simile a un senso di protezione materno.
Questi ultimi due bisogni, quali: sicurezza e protezione sono dei bisogni fondamentali per ogni essere umano per questo è stata presa in considerazione un’altra teoria che risale al 1954 ed è la teoria dei bisogni di Abrham Maslow: quando si presenta un bisogno, la motivazione ci spinge ad agire unendo le nostre competenze e i nostri valori.
Durante l’intervista, un piccolo numero di intervistati, circa il 2%, hanno riportato che questo attaccamento morboso rappresenta un effetto negativo.
In base alla ricerca effettuata si è voluto costruire un modello, come indicato dalla teoria Grounded Theory di Stern, che mette in relazione come la Doll Therapy ha effetti benefici nelle persone con demenza che presentano i disturbi comportamentali. Si è visto una riduzione dell’ansia, agitazione, aggressività, stress, vagabondaggio, depressione, apatia, disturbi del sonno; maggior sicurezza di sé, serenità e miglioramento della qualità di vita.
A tal proposito infatti, la quasi totalità del campione esaminato, ha espresso parere favorevole dell’utilizzo della Doll Therapy in ambito assistenziale, in quanto si è riscontrato che l’utilizzo di tale metodica favorisce un miglioramento della qualità di vita della persona. Risulta evidente, dall’interviste effettuate, che l’utilizzo della bambola porta a miglioramenti sia sui disturbi comportamentali, sull’attaccamento, sicurezza di sé che sulla propria serenità. Perciò da tale ricerca si evince che gli infermieri intervistati utilizzano volentieri la Doll Therapy al fine di migliorare l’approccio assistenziale verso il paziente con demenza.
Il limite di questa ricerca, essendo uno studio qualitativo, è che ha misurato la percezione degli infermieri con esperienza di Doll Therapy. Apparentemente però, molti professionisti sanitari, associano la terapia della bambola come controversa o contenziosa, motivo per il quale il miglioramento sulle variabili che gli infermieri hanno indicato devono essere rivalutate con una ricerca quantitativa, attraverso uno studio clinico controllato randomizzato (RCT).

 

CONCLUSIONI

Questo studio vuole contribuire ad approfondire gli effetti della Doll Therapy nelle persone con demenza. Solo attraverso queste conoscenze è possibile intraprendere un percorso scientifico che permette agli infermieri di attuare un programma di aiuto per chi presenta demenza ed esprimere al meglio una professionalità infermieristica avanzata, basata sull’evidenza scientifica. Migliorare l’assistenza infermieristica sul territorio rappresenta una necessità sempre più sentita nella moderna concezione dei servizi sanitari e assistenziali, per questo la Doll Therapy, come strumento di cura, è stata integrata nel contesto degli istituti di assistenza a lungo termine, in cui la necessità di trovare soluzioni a problemi cognitivi, comportamentali ed emotivi delle persone con demenza, soddisfa l’obiettivo di sviluppare nuove pratiche di cura incentrate sui pazienti, i loro familiari, e le loro esigenze.
Il modello derivato dallo studio, riportato nella Figura 2, indica attraverso un’immagine di facile comprensione ai familiari, ai caregiver e agli infermieri gli effetti della Doll Therapy. Permette di far conoscere il fenomeno psicologico e sociale e indentifica le variabili: disturbi comportamentali, attaccamento, sicurezza di sé, serenità, miglioramento della qualità di vita che sono emerse dall’elaborazione dei temi e codici sostanziali. Si è visto che i pazienti che praticano la Doll Therapy sembrano più sorridenti ed espressivi, comunicano più facilmente con gli altri e sembrano più attivi cognitivamente, inoltre migliora i legami affettivi, migliora il prendersi cura di sé stesso e le attività di vita quotidiana, aumenta il senso di protezione che sperimentano verso chi li circonda acquisendo atteggiamenti più sereni e tranquilli. Per la professione infermieristica la Doll Therapy offre importanti vantaggi in termini di costi e benefici: è un intervento che non richiede necessariamente la presenza di un terapista esperto come nel caso dell’arte terapia, ma può essere svolta dagli infermieri, inoltre i costi per questo trattamento sono molto meno impegnativi di altri interventi non farmacologici.

BIBLIOGRAFIA

  • Pezzati R, Molteni V, Bani M. Can Doll therapy preserve or promote attachment in people with cognitive, behavioral, an demotional problems? A pilot study in institutionalized patients with dementia. Front Psychol 2014 Apr 21;5:342.
  • Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol 1 L’attaccamento alla madre, Boringhieri, Torino, 1972.
  • Maslow A. Motivation and personality, Harper New York, 1954.
  • Sansoni J, Pavone R. Cosa prova il familiare che si prende cura della persona operata per cataratta. Qualche vissuto: tentativo di modello. Prof. Inferm. 2006 Oct- Dec; 59(4):203:213.
  • Stern, P.N. (1980). Grounded Theory Methodology: its uses and processes. Image 27(7), 20-23.

Siria Noto

Infermiera, UO Emodialisi, Casa di Cura Siligato, Civitavecchia
RN, Hemodialysis Unit, Casa di Cura Siligato, Civitavecchia (Italy)
sirianoto13@gmail.com

Lidia Landi

Docente in Infermieristica di Salute Mentale, Università Sapienza di Roma; infermiere, ASL 4, Roma, Italia
Lecturer of nursing in mental health, Sapienza University of Rome; nurse; ASL Roma, Italy