Disposizioni di contenimento e protezione dal pericolo di contagio di peste nel XVII secolo: un esempio di disposizione e provvedimento sanitario

Containment and protection from the danger of plague infection in the 17th century: an example of sanitary regulation

La storia è veramente affascinante e sorprendente!
Stupisce spesso con i suoi sbalorditivi parallelismi e similitudini con l’attualità, con l’oggi del nostro vivere e morire quotidiani, a riconferma, almeno in parte, della teoria dei corsi e ricorsi storici del filosofo Giambattista Vico. In questi parallelismi e similitudini tutti gli ambiti sono coinvolti, frequentemente trascinati e investiti ferocemente ed aggressivamente da eventi spesso imprevedibili e incontrollabili e dalle drammatiche ricadute. Tra questi eventi le epidemie sono sicuramente tra le calamità più tragiche e temute. La conoscenza medica ed il senso comune hanno da sempre saputo che le epidemie possono comparire improvvisamente in una popolazione, rimanervi per periodi più o meno lunghi ed eventualmente scomparire, per magari riemergere una o più generazioni dopo (Fantini, 2014). Trasportate dai battelli, dalle carovane o dagli eserciti, le fiammate epidemiche di malattie come la peste, il vaiolo, il tifo, l’influenza, la sifilide o la poliomielite colpivano città, campagne, decimavano le popolazioni e gli eserciti, cambiando spesso il corso della storia stessa (Fantini, 2014). Nell’ignoranza delle cause specifiche di queste malattie, che saranno chiarite solo alla fine dell’Ottocento, gli unici metodi di lotta erano basati sulla prevenzione e sull’isolamento per impedire la diffusione del contagio (Fantini, 2014). Le epidemie, di qualsiasi genere esse siano state e lo siano tuttora, nel corso della storia del genere umano si sono dimostrate capaci, ad esempio, di minare la solidità di grandi imperi, annientare intere popolazioni, sconfiggere potenti eserciti, distruggere possenti commerci e robuste economie…allora, come oggi. (Nikiforuk, 2008) Proprio l’argomento di questo articolo ci avvicina in maniera impressionante al confronto col contagio pandemico attuale del virus denominato Covid-19. Allo stato dell’arte, in assenza di vaccini specifici, o d’applicazione di terapie mirate per le quali spesso la medicina stessa ha espresso dubbi sull’efficacia, i governi di tutti i paesi del mondo coinvolti, sostanzialmente adottano misure molto restrittive di contenimento e distanziamento sociale, di blocco delle attività, di creazione di zone territoriali, più o meno ampie, da sottoporre a rigide limitazioni di circolazione e controlli sanitari.
Una pratica, questa, in uso fin da tempi molto remoti (Nikiforuk, 2008), così come riportato in numerosi testi sia di narrazione e cronaca storica, che religiosa. Una testimonianza, delle innumerevoli riportate dalle narrazioni, ci viene ad esempio raccontata dallo storico Libertario Guerrini nel suo “Empoli. Dalla peste del 1523-26 a quella del 1631”. I provvedimenti descritti sono sovrapponibili all’attualità: “La pestilenza si abbatte su Empoli e miete vittime per oltre due anni. È in questo periodo che là vengono emanati bandi per la chiusura di attività commerciali, vengono cancellati il mercato settimanale e la fiera annuale di settembre. Si adibiscono dei lazzeretti provvisori fuori dalle porte della città fortificata e i malati vengono confinati anche sulle mura del castello. Molti ricchi fuggono in campagna, mentre ai più poveri si intima di rimanere nelle case.” (Guerrini, 1990). Questi provvedimenti di quarantena e controllo sanitario del territorio trovano poi maggiore sviluppo particolarmente in età Moderna, principalmente dal Cinquecento in poi, quando comincia anche a svilupparsi il primo nucleo del nuovo pensiero medico scientifico. Proprio per arginare l’enorme pericolo del contagio le politiche sanitarie di allora prevedevano la limitazione, se non addirittura il blocco totale, della circolazione tanto di persone, quanto di animali, merci ed oggetti vari, attraverso la promulgazione di editti finalizzati a tale scopo e posti sotto il controllo di una sorta di Polizia Sanitaria. Un esempio ci giunge da un documento datato 8 dicembre 1679, proveniente dalla collezione privata dell’autore del presente articolo, i cui effetti esecutivi interessavano il Ducato di Savoia, governato in quel tempo dal XV Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II (1666-1732).Tale documento, è qui integralmente riportato in immagine e ritrascritto in un italiano più fluente di quello usato nell’originale.

Il Magistrato Generale, di Sua Altezza Reale sovra la Sanità, ecc. Sebbene con i precedenti Nostri editti, con diverse missive, e in altri modi abbiamo assai aggiustatamene provvisto a quello, che conviene all’officio Nostro per la conservazione della salute universale dai pericoli della peste, che fa continuamente progressi; tuttavia per maggiore sicurezza, e per abbondante cautela confermiamo i sopramenzionati Editti, e ordiniamo che vengano puntualmente osservati in tutto, e per tutto, particolarmente in quello, che concerne non ammettere in questi Stati alcuna persona, o qualsivoglia cosa veniente dalla Germania, eziando con bollette di Sanità e fedi di sanità senza particolare permissione nostra, o di chi sarà da Noi per tal effetto deputato. Parimente più fortemente ordiniamo, che non s’ammettano in questi Stati quei che verranno da altri Paesi, ancorché non sospetti, se non avranno le bollette di sanità in quanto alle persone, e le fedi in quanto alle robe, giustificatamente come si conviene: proibendo d’introdursi in essi senza le medesime, sotto le pene contenute nei precedenti Editti. Inoltre facciamo sapere a tutti gli abitanti negli Stati di S.A.R. che dovendo andare in alieni domini si provveggano delle fedi, e delle bollette suddette, altrimenti non saranno ammessi, e non avranno occasione che di dolersi, che di se stessi. E perché nell’ingresso delle città di questi medesimi Stati gli può venir fatta qualche difficoltà per non esser conosciuti per nativi, od abitanti come sopra, gli avvisiamo di doversi munir di quelle nel luogo dal quale partiranno, e ordiniamo alle Città e Comunità di deputare persone per tal effetto, che le spediscano gratis. Per maggiore facilità nella custodia dei passi, abbiamo ordinato, e ordiniamo, che tutti quei che verranno da Paesi stranieri non possano sotto le infrascritte pene entrar in questi, che per le strade, e nei luoghi a piè del presente notati distintamente, e ai loro Sindici di far piantare dove stimeranno più spediente i Rastelli, e mantenere assiduamente ai medesimi persone capaci di guardia per l’effetto sovra, e infrappresso, sotto pena di Scudi duecento d’oro al fisco applicanda in caso di inobbedienza: escludendo da questa limitazione quei che da un luogo di frontiera si trasferiranno all’altro di questi Stati senza però maggiormente inoltrarsi. E conoscendo quanto sia pernicioso il cumulo delle persone inutili, e la mala conseguenza che ne può derivare, proibiamo l’ingresso in questi paesi ai vagabondi, scioperati, questuanti, e pellegrini, con inibizione ai custodi delle Porte, e passi di lasciarli entrare, e ancorché avessero le bollette di sanità, sotto pena a noi arbitraria, eziando corporale, quale si potrà ampliare con più, o meno rigore conforme all’esigenza degli accidenti.
Nelle sovraespresse pene vogliamo che incorrano gli osti, e tutti gli altri che per pagamento somministrano il vitto, se albergheranno, o daranno da mangiare alle persone straniere; come pure i portonieri, barcaioli, e vetturini se le transiteranno da un’altra riva dei fiumi, o le prenderanno in condotta, che prima non abbino fatto constare delle bollette, e fedi di sanità rispettivamente legittimamente spedite. Mandiamo finalmente ai Giudici, Vicari, Podestà, ai Conservatori, e Commissari della Sanità delle Città, e luoghi di fare, che venga puntualmente adempiuto tutto il contenuto nel presente, e ai portinari, e custodi dei passi, e Rastelli d’osservarlo inviolabilmente sotto le pene sovraespresse, e delle pene contenute nei precedenti Editti, rispettivamente: con dichiarazione che i due terzi delle pecuniarie s’applicheranno all’officio Nostro di Sanità, e l’altro terzo agli accusatori delle contravvenzioni, che volendo non saranno rivelati; che la pubblicazione di questo per voce di grida, e affissione di copia nei modi, e luoghi soliti avrà forza in quanto a tutti di personal intimazione, e che alla copia dello stesso stampato dello Stampatore Sinibaldo si dovrà prestare l’istessa fede che all’originale.
Data in Torino lì, Otto Dicembre Milleseicentosettantanove.
Per dettatura dell’Illustrissimo, ed Eccellentissimo Magistrato Generale.
Passi per i quali si permetterà ai venienti d’alieni Paesi l’ingresso negli Stati di S.A.R., dove saranno le guardie, e i Rastelli escludendo qualsiasi altro passaggio.
Ormera Camerana Monbaldone Castel Allieto Recetto Gareffio Salicetto Neive Montechiaro Gatinara Bagnasco Manforte Cuicelli Coconato Serravalle Perlo Verduno S. Marzano Verruca Vùla Morialdo S. Giulia Agliano Trino Mortigliengo Montezemolo Cortemiglia Asti Vercelli Moffo.
Essendo sufficientemente stato provvisto con lettere missive di M.R. per le parti d’Aosta, Savoia e Pinerolo. In Torino, per Giovanni Sinibaldo Stampatore di S.A.R. e dell’Eccellentissima Camera. 1679.


La lettura ci ritorna un editto particolareggiato, dettagliato, dal quale si evincono informazioni circa la precisa e ferma volontà delle autorità preposte ad arginare il fenomeno della potenziale propagazione della peste “che fa continuamente progressi” affinché vi sia la “conservazione della salute universale”. La strategia proposta è quella di fermare ai confini d’ingresso dei paesi degli Stati di Sua Altezza Reale, ben trentuno, presidiati da guardie ai restelli (posti di blocco), persone straniere soprattutto provenienti dalla Germania “eziando [anche, n.d.A.] con bollette di sanità e fedi di sanità”, ovvero l’accesso è vietato anche se provvisti di regolare documentazione che ne certifichi l’immunità dal contagio, sia di persone, che di animali e cose. Tale decreto si applica poi a tutte le altre persone aliene sprovviste di tale certificazione, tanto per la propria persona, bolletta di sanità, quanto per gli oggetti trasportati, ossia le fedi di sanità, anche se queste persone non siano evidentemente sospettate di aver contratto il morbo, ma se i documenti risultano in regola la circolazione è poi permessa. Altrettanto, però, dovranno premunirsi di tali certificazioni gli abitanti all’interno degli Stati di SAR se dovessero uscire dagli stessi, segno evidente, questo, di collegamento tra Stati e Stati in materia di controllo sanitario. Si vieta l’ingresso inoltre a tutta una schiera di persone non gradite, anche se in possesso della regolare bolletta di sanità, “vagabondi, scioperati, questuanti e pellegrini”, dando l’autorità inibente ai custodi delle porte e dei passi. Vi si nominano le pene pecuniarie, ma non solo anche eventualmente corporali per i trasgressori individuati in precise categorie di lavoratori che entrano in contatto soprattutto con gli stranieri. Il documento si conclude con la “pubblicazione per voce di grida e affissione di copia” a valore coercitivo a “personal intimazione” prestando “istessa fede come all’originale.” Questi decreti erano emanati sotto la diretta responsabilità di figure istituzionali particolari con funzioni di Polizia Sanitaria, cioè i Magistrati di Sanità che avevano competenza per tutto quello che riguardava direttamente o indirettamente la salute della comunità, così come si recepisce palesemente dalle prime battute del documento sopra esposto. Tra i loro doveri vi era anche quello dell’ordine di posizionamento delle guardie alle porte delle città ed ai confini del territorio posto sotto il loro controllo. I valichi, i guadi, i ponti, i percorsi secondari attraverso i quali un sospetto potesse penetrare, non visto, oltre il confine venivano tenuti sotto particolare sorveglianza nei tempi del contagio. Assegnate poi le guardie ai confini e alle porte, queste ultime venivano munite di rastelli attraverso i quali il passaggio veniva consentito solo dietro l’esibizione di una bolletta o fede di sanità. Si trattava di un documento sul quale veniva dichiarato il nome, l’età e l’aspetto fisico di chi lo presentava, oltre alla data e al luogo di provenienza.
Passando da più località, il viaggiatore era tenuto a far vidimare ogni volta la bolletta dalle guardie, sotto il cui controllo egli si trovava a transitare per permettere ai funzionari di ricostruire con precisione il suo itinerario ed eventualmente intervenire in forma restrittiva.Purtroppo, però, questi lasciapassare erano spesso oggetto di complicate “transazioni”, miranti a modificare o cancellare le tappe pericolose di passaggio, attraverso la pratica della corruzione dei funzionari, che, se scoperti subivano punizioni severissime fino alla pena capitale, sorte alla quale era soggetto anche il corruttore, soprattutto in tempo di contagio attivo. Altro compito affidato ai funzionari addetti al controllo era quello di ispezionare fisicamente i luoghi di soggiorno delle persone, come ostelli, locande, osterie, camere affittate e facendo esibire le relative documentazioni richieste. Benché tali misure contenitive venissero programmate, al momento nel quale però la pestilenza cominciava a dilagare in una determinata zona, il panico della popolazione diviene tra le maggiori emergenze da gestire di ordine pubblico, sociale ed anche morale, oltre che ovviamente l’emergenza sanitaria vera e propria (Celeri, Destrebecq, 2013).

CONCLUSIONI
In generale, i microrganismi, popolano la terra da molto più tempo del genere umano, ossia tra i quattro e i tre miliardi di anni fa (Conti, 2004). Principalmente virus e batteri hanno provocato epidemie/pandemie nella storia del genere umano e si sono sempre ciclicamente ripresentate. Nel lento scorrere dei millenni, hanno mutato importanti assetti demografici di popolazioni, hanno spazzato via economie ben consolidate, hanno modificato sistemi geopolitici, hanno cambiato la qualità di vita, hanno mietuto milioni e milioni di vittime, hanno spesso cambiato anche il corso della storia…(Nikiforuk, 2008). Chi era, è e sarà preposto a governare la salute, avrà sempre l’obbligo istituzionale, ma anche etico deontologico, di salvaguardare questo bene e valore prezioso ed unico. In questi mesi di pandemia da Covid-19 abbiamo assistito a dibattiti molto accesi, spesso contraddittori tra loro, tra esperti che giornalmente sciorinavano molti dati, e conseguentemente indirizzavano a diverse misure di protezione dal virus. Discussioni su ipotesi di colpe e ritardi sui provvedimenti adottati e le loro critiche, oppure polemiche iniziali sulla superficialità di valutazione della pericolosità del virus. Per non parlare poi delle tesi complottiste e della costruzione del virus in laboratorio o via di questo passo… Indubbiamente “l’uomo della strada, il non addetto ai lavori”, con tutto questo bombardamento di informazioni, sicuramente ha preso coscienza del fenomeno, della sua minaccia e gravità, ma si è anche trovato a cercare di capire termini a lui poco o per nulla conosciuti, si è trovato a gestire dall’oggi al domani una situazione completamente nuova, della quale non ha mai avuto esperienza…
Tutte quelle notizie hanno altresì generato nella popolazione, confusione, paura, incertezza, malcontento, rabbia…arrivando sino alla mancanza di fiducia nei provvedimenti presi dal governo, disattendendoli pericolosamente in molteplici casi e forme. Dato certo però è che gli “Eroi” medici, infermieri, OSS ed una moltitudine di altre persone coinvolte, anche indirettamente, nella cura dei malati affetti da Covid-19, hanno lavorato senza sosta, tenacemente, responsabilmente, con umanità, con grande forza di volontà e spirito di sacrificio, nel contrastare e combattere ciò che la natura, nella sua perfezione imperfetta, ha creato miliardi di anni fa. Malati e morti, come noto a tutti, purtroppo sono compresi anche tra le fila di chi è “stato in prima linea, in trincea” e non solo quindi tra la popolazione. Dunque, a chiusura, come abbiamo ben potuto osservare nel periodo di blocco delle attività umane, tra le misure in definitiva più efficaci per arginare e contenere il contagio e tutelare il territorio, soprattutto durante la fase acuta, è stata appunto quella di creargli intorno una sorta di cordone sanitario, isolandolo dal contatto con il territorio circostante nazionale ed internazionale, così come consolidatamente applicato da secoli. Ci hanno poi aiutato anche strumenti di tutela quali l’utilizzo di mezzi di protezione come mascherine di vario genere, lavaggio e disinfezione delle mani da proteggere poi con guanti, il distanziamento sociale e tutti i provvedimenti presi a protezione della salute, nella ferma speranza di un ritorno alla normalità e alla serenità.

BIBLIOGRAFIA

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Giancarlo Celeri Bellotti

Infermiere, Tutor e Docente MED/45 UniMi, Sez. Corso di Laurea in Infermieristica, ASST Santi Paolo e Carlo, Presidio Ospedale San Paolo, Milano
RN, MSN, Tutor and lecturer, nursing undergraduate university course of University of Milan, ASST Santi Paolo e Carlo, San Paolo Hospital, Milan
giancarlo.celeribellotti@asst-santipaolocarlo.it