Calano le domande di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie: per gli infermieri -10,5%. Ripensare l’attrattività fra dimissioni, rimescolamenti e tristezza

Applications for admission to the degree courses of the health professions are decreasing: -10.5% for nurses.
Rethinking attractiveness between resignation, reshuffle and gloom.

 

Gli esami non finiscono mai. Questo settembre però si sono iscritti ai test di ammissione dei 22 Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie presso le 40 Università statali italiane meno studenti del precedente anno. Infermieristica ha registrato un calo medio nazionale del -10,5% passando da 25.539 domande nel 2022 a 22.870 nel 2023 su 19.860 posti messi a bando. Il rapporto quindi tra le domande e i posti disponibili è calato quindi da 1,3 a 1,2. Un dato sicuramente migliore è stato registrato per l’accesso ai corsi di laurea magistrali, con un incremento del +6,3% delle domande. Per la classe Infermieristica-Ostetrica le domande sono passate da 11.583 a 12.126 (+4,7%) su 1.914 posti disponibili, aumentati anch’essi del 16% rispetto al precedente anno dove i posti disponibili erano 1.644.

Eppure le organizzazioni sanitarie e sociosanitarie sono in costante deficit di personale, che si traduce spesso in cure mancate (missed nursing care) e ripercussioni sulla qualità dell’assistenza e degli esiti clinici per i cittadini. Alcuni, spinti da condizioni lavorative migliori e maggior prospettive di carriera, approdano all’estero.
A questi numeri si aggiungono gli studenti che abbandonano il corso di laurea prima di terminare gli studi e coloro che scelgono di cambiare professione una volta immessi nel mondo del lavoro.

È il fenomeno conosciuto come Great Resignation, o grandi dimissioni volontarie, tuttora in crescita in particolare fra i giovani dai 26 ai 35 anni, alla volta di lavori con maggior bilanciamento fra lavoro, vita privata e retribuzione. Specialmente dopo la pandemia e le limitazioni imposte dal lockdown, le persone hanno ripensato al significato della propria vita e alla scala di valori e priorità personali definendo nuovi equilibri, facendo chiarezza su ciò che è accettabile o meno nell’ambito del lavoro. Il cosiddetto grande rimescolamento, noto come Great Reshuffle, che spinge verso lavori che garantiscano, ad esempio, maggior flessibilità ed equilibrio tra vita privata e lavoro. In concreto, verso aziende che adottano politiche di welfare per i propri dipendenti. Ecco, quindi, l’urgenza di ripensare le logiche aziendali per un maggior coinvolgimento degli infermieri, a tutti i livelli, nei processi decisionali in un ambiente meritocratico, coerente e trasparente. Un investimento che non può più aspettare è la strutturazione di percorsi di carriera, in particolare orientati alla pratica clinica avanzata, come già avviene in molte aziende europee nelle quali sono inquadrati chiaramente gli step evolutivi e i requisiti formativi richiesti. A questi livelli corrisponde anche l’incremento retributivo e la possibilità di accedere o meno ad alcuni ambiti, ad esempio la ricerca o l’ambito dirigenziale. Spesso sono le aziende stesse ad offrire le opportunità formative, valorizzando ulteriormente i professionisti con competenze cliniche avanzate.

 

La Great Resignation del 2020 è ora seguita da un nuovo fenomeno definito Great Gloom, o grande tristezza. Anche a seguito della pandemia, il settore sanitario sembra essere uno dei maggiormente colpiti. Tra giugno 2020 e giugno 2023, pare infatti che la felicità dei lavoratori del settore sia diminuita del 32% e che la metà di questo valore sia stata registrata proprio nel 2023.
Parlando più in generale di soddisfazione per la propria posizione lavorativa in Italia, pare che solo tre persone su dieci pensino di essere completamente soddisfatte. I fattori che incidono su questa percezione sono la retribuzione ma anche il clima lavorativo, nonché la possibilità di crescita professionale e l’adeguatezza dei carichi di lavoro. Un importante spunto di riflessione sul quale le aziende potrebbero condividere soluzioni e, magari, risorse, per attrarre maggiormente i giovani e trattenere i professionisti che operano già nel settore. A fronte delle esigenze di una popolazione che invecchia e che rappresenta una buona parte dei cittadini italiani, è imprescindibile ripensare ai modelli che per lungo tempo sono stati adottati in ambito sanitario, sociosanitario e assistenziale, anche alla luce delle nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall’avanzamento della tecnologia.

Se non verrà invertito il trend, sarà difficile garantire un’assistenza alla portata di tutti. Che sia arrivato il momento di valorizzare concretamente la professione infermieristica?

Daiana Campani

Direttore Editoriale IJN
Commissione d’Albo Infermieri
Editor-in-Chief
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